Firenze, "Affitto da 350 euro al mese dentro Boboli? Ma che privilegi, siamo pensionati"

Una delle due inquiline, fra i 50 già sfrattati, non ha ancora lasciato l’appartamento e lancia un appello: "Non sappiamo dove andare"

Il Giardino di Boboli

Il Giardino di Boboli

Firenze, 3 agosto 2022 - "Ma quale privilegio!? Sì è vero, abitiamo in un appartamento di cento metri quadrati all’interno di Boboli e paghiamo 350 euro al mese. Ma mio marito è malato e non sappiamo dove andare. Perché tutta questa fretta?"

Luana, una delle due inquiline rimaste, fra i cinquanta affittuari del complesso di Palazzo Pitti che hanno già dovuto lasciare l’alloggio, ha telefonato per raccontare la sua storia. Perché la storia di "affittopoli" proprio non le torna.

Lei e suo marito sono in quella casa da 42 anni. Lui era un l’elettricista per il Giardino di Boboli, ed è per questo che ha avuto l’assegnazione dell’alloggio. Poi è andato in pensione e adesso ha gravi problemi di salute e la lettera in cui si intima di lasciare l’alloggio entro tre mesi dice che le è piovuta addosso.

"Voi dite che l’affitto è basso, ma per chi ha mille e duecento euro di pensione al mese non sono poi così pochi – racconta la signora –. Certo, se si parla di soprintendenti che prendevano quattromila euro di stipendio, allora avete ragione a dire che pagavano poco. E poi venite a vedere in che condizioni sono queste case che dite da sogno. Uno schifo, piene di muffa!"

Ossia, pessima per non dire nessuna manutenzione da parte del proprietario, ossia dello Stato. Il risultato è che adesso l’elettricista pensionato e la moglie lamentano la muffa che si è estesa a tutte le pareti, persiane da sistemare, imbiancature sempre fatte a spese proprie e lo stesso dicasi per la sostituzione delle caldaie.

"Insomma, noi avremo pur pagato poco in questi anni, ma i lavori gli abbiamo sempre fatti con i soldi di tasca nostra – prosegue l’inquilina di Boboli –. Questo per noi è il momento peggiore per affrontare un trasloco, proprio non ce lo possiamo permettere".

E mentre si augura che il suo caso venga valutato tenendo conto delle circostanze di salute sa bene che “affittopoli“ non è per niente un’esagerazione, perché fra i locatari delle famose case di Boboli è lei la prima a dire che in molti casi "era una vergogna".

Ad esempio? "Glielo dico io: uno di quelli lì aveva otto case, che bisogno aveva di prenderne una anche qui - sottolinea –. Lo sappiamo bene che vogliono mandare via noi per darla ad altri. Non è vero come dice il direttore Schmidt che ci faranno uffici, ludoteche e chissà che cos’altro. Alcune le hanno già riassegnate. E lo sa a chi? Ai carabinieri". In effetti al piano terra del complesso di Palazzi Pitti si trova la stazione dell’Arma. Ma se qualche alloggio fosse stato assegnato ai militari, di certo si tratta di carabinieri in servizio e non in pensione.

Ciò non consola la signora che difende il suo appartamento con le unghie e con i denti. "In fin dei conti - conclude -, mio marito ha lavorato molti anni per lo Stato".

La vicenda “affittopoli“ continua a tenere banco: una lettera arrivata in redazione puntualizza le ragioni degli affittuari, le ragioni di chi quelle case le ha avute senza imbrogli e senza inganni. E quindi, perchè essere messi alla gogna?

"Se si afferma che i dipendenti pubblici fruitori degli alloggi erano illegittimiirregolari vuole dire non conoscere le norme stabilite dell’ex ministero delle Finanze o dall’Agenzia del Demanio - scrive R. Digiorgio –. Gli stessi dipendenti, hanno partecipato ad un regolare bando, sotto la direzione delle due amministrazioni menzionate e firmati da illustri soprintendenti, stabilendo il canone di affitto. Quelli che dichiarate essere irregolari-illegittimi, sono gli stessi che hanno dedicato parte del percorso di vita all’amministrazione: idraulici, elettricisti, architetti, impiegati, alcuni studiosi menzionati su varie pubblicazioni".

Detto ciò, si ritiene che sia uno strano modo di indicare o segnalare danno all’Erario, per la pochezza degli affitti incassati.

E si conclude: "In base a quale norma sovranazionale, non si può tener conto dei gravi motivi di salute della famiglia ancora residente? Sulla base di quale norma, direttiva, i nuovi fruitori sono dispensati-esonerati dal pagamento delle utenze?"

Beh, quest’ultima cosa proprio non la sappiamo.

R.F.

 

 

è arrivata su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro