STEFANO BROGIONI
Cronaca

Aeroporto senza bar. Disagi e lavoratori in ansia

La pandemia ha congelato il progetto di Toscana Aeroporti sui punti ristoro. Preoccupazione per i venti dipendenti: a novembre rischio licenziamenti

Firenze, 9 settembre 2020 - Per un caffé o un panino all’aeroporto di Peretola bisogna oltrepassare il check-in. Tra gli effetti negativi dell’emergenza coronavirus, c’è anche questo disservizio che si registra nell’area "pubblica" del Vespucci. Che oltre a ’squalificare’ lo scalo fiorentino agli occhi di chi sta timidamente tornando a visitare la città, non fa dormire i venti dipendenti delle attività di bar e ristorazione "pubbliche" dello scalo Vespucci, Baccanale e Pezzo Forte, chiuse dai tempi del lockdown e non riaperte, nonostante la ripresa dei collegamenti.

Perché Peretola è rimasta senza un bar? Facciamo un passo indietro. A marzo, prima che la pandemia sconvolgesse il mondo, c’era un piano ambizioso che coinvolgeva il comparto ristorazione di Toscana Aeroporti. Una costola della società madre, stava per acquistare bar e ristoranti per il lancio di un progetto che avrebbe coinvolto nientemeno che lo chef Fabio Picchi. Il 31 marzo il passaggio tra i vecchi gestori - Baccanale - e i nuovi, si sarebbe concretizzato. Ma pochi giorni prima è arrivata l’emergenza Covid. I voli si sono bloccati. L’aeroporto di Peretola ha chiuso. Il progetto sulla ristorazione non è decollato. Ed il piano è rimasto a terra anche quando al Vespucci sono ripresi i collegamenti.

In questa situazione, a novembre, con la fine del blocco licenziamenti disposto dal governo, lo spettro del licenziamento per i venti dipendenti si fa sempre più concreto. E intanto, i passeggeri che arrivano o aspettano di fare il check in, non trovano un servizio minimo di ristoro.

Del caso, si sta preoccupando anche Italia Viva di Sesto Fiorentino, che, oltre a dolersi per il disservizio, chiede "che venga riaperto immediatamente un confronto tra i vari soggetti coinvolti, cioé Baccanale, Toscana Aeroporti e chiaramente i sindacati, perché non é pensabile lasciare delle persone per mesi in questo stato di incertezza; con l’auspicio che si possa arrivare nel più breve tempo possibile ad un accordo soddisfacente per tutte le parti, in primis per queste persone che hanno il diritto di proseguire la loro attività lavorativa all’interno dell’Aeroporto di Firenze".