STEFANO BROGIONI
Cronaca

Abel, lo zio di Kata in manette. Accuse e contraddizioni, caccia ai segreti nel telefono

I dubbi degli inquirenti: "Potrebbe non aver detto tutto quello che sa sul rapimento" Il suo smartphone al setaccio dopo il sequestro. I testimoni: "Anche lui chiedeva soldi"

Firenze, 7 agosto 2023 – Lo zio di Kata è in carcere da sabato mattina. Nella misura che gli ha tolto la libertà, non c’è nessuno riferimento alla scomparsa della nipotina, ma dopo quasi due mesi senza più notizie della bambina di cinque anni, i dubbi che Abel possa essere anche Caino, attanagliano pure sua sorella, la mamma della piccina. E i carabinieri, che si sono presi il suo telefono convinti che possa aver nascosto qualcosa che sapeva sul rapimento.

“Non so se ha detto tutta la verità, lo spero", ha dichiarato la donna tornata di fronte alle telecamere per un nuovo appello dopo una estenuante giornata passata in caserma dai carabinieri. Sull’ex hotel Astor di via Maragliano, ci sono due inchieste parallele - quella sul rapimento di Kataleya e quella sul racket delle stanze, esplosa ieri mattina in quattro ordinanze di custodia cautelare -, ma è quella sulla scomparsa della bambina che tiene banco. Ma la speranza è che l’ultima operazione (con l’arresto di altri peruviani, oltre allo zio, che potrebbero sapere qualcosa) possa squarciare un velo sull’omertà che sembra attanagliare la comunità che ha coabitato, molto burrascosamente, dentro l’albergo occupato dal settembre dell’anno scorso.

Abel è l’ultimo che ha visto Kata, sabato 10 giugno. Non si accorge però della sua mancanza. Quando la madre rientra all’Astor e chiede della figlia, non trovandola, il fratello ipotizza che possa essere con gli altri bambini al campo di calcetto della vicina chiesa. E’ passata circa una mezzoretta, quindi, senza che nessuno si allarmasse.

E un’ulteriore ora, trascorre liscia fino a quando il fratello di Kata torna dal campino.

A quel punto , entra in campo anche Carlos, il ‘dueno’ del’Astor, il proprietario dell’Astor. Prima di chiamare il 112, e prima di uscire alla volta di un ufficio di polizia per fare denuncia, Carlos accompagna la mamma di Kata, Katherine, nella perlustrazione camera per camera delle stanze occupate dell’hotel. E la bambina ovviamente non c’è.

Timido, sguardo spesso basso. A differenza della sorella, Abel sembra molto meno a suo agio dinanzi alle telecamere che, da quasi due mesi, stanno accompagnando le vita dei familiari della piccola misteriosamente scomparsa. Ma dalle carte dell’ordinanza, firmata dal gip Angelo Antonio Pezzuti, Abel Argenis Alvarez Vasquez, detto Dominique, 29 anni, due figli e una compagna dentro l’Astor, spicca come il più fidato del connazionale Carlos. Carlos, con la benedizione del movimento lotta per la casa, avrebbe incassato il pizzo su ogni stanza e anche i pedaggi sulle visite dei parenti esterni degli occupanti. Sovente, Abel lo spalleggiava, come un vero braccio destro. "Quando Carlos chiedeva i soldi e minacciava, era sempre in compagnia di un certo Dominique e anche del cognato di quest’ultimo". A dichiararlo, il 7 giugno scorso, è il fidanzato di una dei Navarro Barbosa, il clan rivale degli Alvarez-Chicllo. Lo stesso, ha riferito alla polizia che "Carlos insieme a Dominique" avevano "iniziato a vendere le stanze ai connazionali".

Curioso anche, che gran parte delle testimonianze sui fatti del 28 maggio, siano state rese nella settimana antecedente alla scomparsa della bambina. C’è un nesso fra l’attività della polizia e il rapimento di Kata? Oppure un blitz dentro l’immobile sarebbe stato più rischioso proprio per l’indagine in corso sul tentato omicidio del 28 maggio? Di sicuro, la notte in cui l’ecuadoregno vola dalla finestra, dentro l’albergo c’era anche lo zio di Kata, sempre insieme a ’Carloncho’.

Ieri, sono state diffuse per la prima volta le immagini delle telecamere puntate su via Maragliano. Si vede l’uomo prima penzolare dal davanzale. Poi, quando molla la presa, cade giù, sbattendo prima sul muro dell’albergo, poi a terra. Una scena che mette i brividi.

A quella caduta, segue una trafelata chiamata al 112, il cui audio, come il video dell’aggressione, è disponibile sul nostro sito.