
Un momento dello spettacolo
Firenze, 30 ottobre 2018 - "Amo i miei giovani colleghi attori e sono felice di essere con loro in compagnia. Sono bravi, scupolosi, e anche io ho da imparare da loro. Col regista Roberto Andò, poi, si è instaurato un rapporto bellissimo, perchè è una stupenda persona. E sa dirigere i suoi attori con garbo e sensibilità».
Ci voleva il ritorno di Simona Marchini, attrice e conduttrice televisiva, che debutta martedì 30 ottobre al Teatro della Pergola – fino a domenica 4 novembre – diretta da Roberto Andò che per la prima volta porta in scena "Bella Figura" di Yasmina Reza. Sul palcoscenico bravi attori come Anna Foglietta, Paolo Calabresi, Lucia Mascino, David Sebasti.
Signora Marchini, che ruolo ha nello spettacolo?
«Sono la vecchia signora che festeggia il compleanno in una sua dimensione tra lo stralunato e sprazzi di lucidità, che riesce a dire cose taglienti e spiritose. Ma che all’improvviso tira fuori frasi impegnative e ha la capacità di giocare su fendenti pazzeschi con grandeleggerezza».
Da sempre lei si rimette in gioco con grande umiltà.
«E’ essenziale questo non sentirsi qualcuno o arrivati. Io credo che nella vita ci sia sempre da imparare, e nel lavoro, pure. I ruoli sono tutti importanti: la loro dinamica diventa esperienza formativa a qualunque età».
Le somiglia questo personaggio?
«Per certi piccoli elemnti caratteriali, sì. E’ una donna che ha vissuto ed è perfetta a corollario di questo gioco di tensione del testo che è crudele e tenero, con una lucidità che non ammette soluzioni».
Al Politeama Pratese ha creato una scuola di musical.
«Intanto la Toscana per me è un pezzo di cuore, con un legame molto antico e familiare. Sì è vero è stato fatto un grande lavoro ma il merito è di Roberta Betti che mi ha coinvolta affettivamente. Oggi è tutto un po’ in salita si sa, anche se non è colpa nostra, è tutto complicato e faticoso. Speriamo di salvare la scuola di musical. E di mettere su una compagnia».
Teatro, conta per i giovani?
«L’attivita artistica è pedagogica, educa al rapporto con se stessi e con gli altri. Si parla di rispetto, di educazione alla vita e c’è entusiasmo e passione. I ragazzi hanno bisogno di stimoli reali perchè forse anche per colpa nostra, vivono in dimensioni troppo aride e penose. Non esistono solo i tablet dove perdersi. Il teatro è vita».