OLGA MUGNAINI
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Bezzuoli, il fiorentino che dipinse la storia

A Palazzo Pitti la prima monografica del grande artista di inizio Ottocento, protagonista della pittura romantica. Più di 130 opere esposte nelle lussuose sale della Palazzina della Meridiana

Il direttore Eike Schmidt davanti a un dipinto di Bezzuoli

Firenze, 29 marzo 2022  -  E’ un grande protagonista della pittura romantica. Un vero iniziatore del cosiddetto romanticismo storico. E a dimostrazione del suo talento, basterebbe il dipinto “L’ingresso di Carlo VIII in Firenze“. Ma il fiorentino Giuseppe Bezzuoli (1784-1855), in quei decenni all’alba dell’Ottocento, è anche uno straordinario ritrattistica, sensibile e penetrante. E in questa prima monografica che gli dedica la sua città, è possibile ripercorrerne l’intera carriera.

Nelle lussuose sale della Palazzina della Meridiana di Palazzo Pitti sono presentate oltre 130 tra dipinti, sculture e disegni, che raccontano la carriera del Bezzuoli e l’arte del suo tempo, a cura di Vanessa Gavioli, Elena Marconi ed Ettore Spalletti, fino al 5 giugno. Molti anche i prestiti da musei e collezioni italiani e stranieri.

Il percorso parte dagli esordi neoclassici del pittore, per giungere alla piena maturità, quando al culmine della fama crea alcuni capolavori della grande pittura romantica italiana, quali appunto L’ingresso di Carlo VIII a Firenze, Il ripudio di Agar, l’Eva tentata dal serpente. Questi ultimi due dipinti sono recenti acquisizioni da parte degli Uffizi per la Galleria d’Arte Moderna. A questi si aggiunge una sensazionale parata di ritratti della società contemporanea al pittore: uno spaccato della nobiltà e dell’alta borghesia nazionale e internazionale.

La mostra permette inoltre di confrontare la produzione artistica di Bezzuoli con quella di altri importanti maestri del calibro di Francesco Hayez e Massimo D’Azeglio, e offre ai visitatori l’occasione di ammirare le opere dei maggiori esponenti dell’arte e della cultura cosmopolita della Firenze di primo Ottocento: il francese Ingres, gli scultori Horatio Greenough e Hiram Powers, oltre a Thomas Cole, sublime esponente della Hudson River School: questi ultimi in una sezione dedicata ai giovani artisti americani frequentatori all’Accademia di Belle Arti delle lezioni di pittura di Giuseppe Bezzuoli, che contava tra i suoi più celebri allievi anche Giovanni Fattori.

L’esposizione si articola in nove sezioni. La prima e la seconda sono dedicate al contesto fiorentino agli inizi del XIX secolo e agli esordi del pittore. Il gusto e la cultura internazionali affermati nella capitale toscana intorno agli anni Venti e Trenta dell’Ottocento coincisero con la maturazione del nostro artista, tema affrontato nella terza sezione. Ulteriori approfondimenti riguarderanno l’insegnamento di Giuseppe Bezzuoli ai giovani artisti americani in soggiorno di studio a Firenze. La quarta sezione è dedicata alla ritrattistica, campo nel quale Bezzuoli si affermò rapidamente come un assoluto maestro. Ci troviamo immersi in una folla di protagonisti della cultura del tempo, abbigliati nelle loro mises più eleganti: famiglie intere, dame dalle complicate acconciature avvolte in vesti fruscianti; gentiluomini stretti nelle giacche gremite di decorazioni, intellettuali aggrondati e statisti compresi del loro ruolo.

La parte centrale della mostra (sezioni quinta e sesta) è invece incentrata sull’attività di Bezzuoli come pittore di soggetti storici, eseguiti per illustri committenti tra i quali il granduca Leopoldo II, il principe russo Anatolij Demidov, e sull’impresa dei grandi cicli murali affrescati nelle sale della mostra a Palazzo Pitti. Nella settima sezione viene invece trattata la pittura sacra, rappresentata in mostra dalle grandi pale d’altare realizzate per importanti chiese dell’area fiorentina, come la Basilica di Santa Croce.

Nell’ottava sezione sono esposti i dipinti dell'attività tarda dell'artista, di soggetto prevalentemente biblico, genere che gli consentiva un’ampia trattazione del nudo, soprattutto femminile. La nona sezione è infine dedicata all’attività grafica di Bezzuoli, disegnatore di indiscusso talento e straordinario interprete di soggetti letterari. Questa sezione, costituita principalmente dal ricco fondo delle Gallerie degli Uffizi, con integrazioni di diversa provenienza, indaga il modus operandi dell’artista: le fonti letterarie - Dante Alighieri, Giovanni Boccaccio, Torquato Tasso, Ludovico Ariosto, Jean Racine, Alessandro Manzoni - furono da lui utilizzate per illustrare sulla carta brani che documentano un’attività di altissimo spessore intellettuale, svelata per la prima volta. In questa sedesaranno esposti anche alcuni interessantissimi taccuini, nei quali la parte figurativa è spesso associata ad annotazioni che testimoniano, tra l’altro, l’elevato profilo del magistero artistico di Bezzuoli, svolto per quattro decenni all’Accademia di Belle Arti di Firenze.

“Messa finalmente in piena luce, la figura di Bezzuoli ora si staglia nel fremente panorama artistico ed intellettuale dell’Europa di metà Ottocento e oltre - afferma il direttore degli Uffizi, Eike Schmidt - : l’artista si rivela come vero e proprio pictor doctus, che conosceva e amava la letteratura, sua continua fonte d’ispirazione. L’aspetto sensazionale della mostra – oltre ai suoi meriti scientifici – è la sua ambientazione: alcune sale del percorso vennero addirittura decorate da Bezzuoli per il granduca. Il visitatore viene così trasportato in una scenografia perfetta dove l’artista e i suoi contemporanei vengono fatti rivivere tra le sete delle tappezzerie e i mobili dell’epoca, come in un set teatrale dove però tutto è meravigliosamente vero”.