Firenze, 23 agosto 2024 – “Giuliano Scabia e Franco Basaglia. Sentiero del Teatro accanto alla follia” è il titolo della mostra a cura di Andrea Mancini, organizzata dalla Fondazione Giuliano Scabia, in collaborazione con Mad Murate Art District – Mus.e e grazie al sostegno di Estate Fiorentina, dedicata al rapporto tra il drammaturgo e lo psichiatra che insieme lottarono per sensibilizzare l’opinione pubblica e facilitare la chiusura dei manicomi, che verrà inaugurata al Mad il 29 agosto alle ore 17 (fino al 26 settembre). Il rapporto tra Franco Basaglia e Giuliano Scabia inizia a Sissa (Parma) nel maggio 1971: lo psichiatra assiste a “Quattordici azioni per quattordici giorni”, un laboratorio aperto realizzato su invito del Professor Cesare Molinari con il patrocinio dell’Università di Parma e dei comuni della Bassa Parmense. Il dramma didattico, partecipato dagli studenti e dalla cittadinanza, apre un nuovo capitolo nel lavoro di Giuliano Scabia e nella collaborazione con Franco Basaglia. Dal 1970, dopo l’esperienza di Gorizia, Basaglia si trasferisce a Colorno (Parma), dove resta fino all’agosto di quell’anno. Il lavoro di Scabia lo interessa fin da subito, anche se solo dopo il suo trasferimento a Trieste (qualche mese dopo, nell’agosto 1971) si concretizza l’ipotesi di un lavoro teatrale in un reparto dismesso di quel manicomio. La straordinaria esperienza del Laboratorio P culmina nella costruzione di un grande cavallo azzurro, il celebre Marco Cavallo, e in un libro pubblicato nell’aprile 1976 da Einaudi. Già la forma di quel volume, a cura di Scabia, racconta la sua finalità: dopo una cronaca quasi quotidiana del lavoro interno all’ospedale psichiatrico, c’è infatti una sorta di appendice, intitolata “I modi del comunicare”, un vero e proprio manuale per il lavoro nella scuola, ma anche in altre esperienze, come appunto l’ospedale psichiatrico o l’Università, che ha ispirato generazioni di quelli che allora si chiamavano animatori teatrali, anticipando quello che oggi è chiamato “teatro di comunità”. Nel frattempo Marco Cavallo, che Basaglia aveva contribuito a far uscire dal manicomio - il cavallo, insieme ai “matti” - rimuovendo un architrave troppo basso a colpi di panchina, diventava il simbolo dell’abbattimento delle mura dell’ospedale psichiatrico, avviando una rivoluzione che si sarebbe formalizzata, cinque anni dopo, nell’approvazione della Legge 180/1978, detta Legge Basaglia, che aboliva gli ospedali psichiatrici. Per anni Marco Cavallo e Giuliano Scabia hanno accompagnato il “viaggio della follia”, fino a quando il Cavallo fu invitato ad un evento promosso da vari enti, tra i quali la Regione Toscana, ad accompagnare una nuova sortita, quella dall’ospedale psichiatrico giudiziario di Montelupo Fiorentino, stavolta per i reclusi della villa medicea dell’Ambrogiana, un evento di straordinaria potenza culturale, politica, e anche mediatica. Giuliano Scabia e Franco Basaglia. Sentiero del Teatro accanto alla follia è realizzata a partire da una serie originale di materiali realizzati nel Laboratorio P di Trieste e in occasioni successive. I grandi cantastorie, i disegni, gli oggetti e le sculture fantastiche, il Paradiso Terrestre costruito a Trieste, il grande pupazzo della Signorina Rosina, l’amica di Marco Cavallo, presente come un custode, il Drago Blu di Montelupo e tante altre testimonianze. E poi una serie di grandi pannelli esplicativi che ci raccontano la storia e i suoi protagonisti oltre a riproduzioni fotografiche e materiale inedito di grande valore, patrimonio dell’Archivio Scabia, insieme a filmati storici proiettati in esclusiva per l’occasione. Oltre a questo prezioso materiale, in mostra c’è anche la documentazione di C’era una volta la città dei matti (Non ho l’arma che uccide il leone), il lavoro che Scabia e il Teatro Vagante realizzano a Barcola, Gretta e Roiano nel settembre 1977. Si tratta di un’azione di quindici giorni con medici, infermieri e volontari del Centro di Salute mentale di Barcola per le strade, con cantastorie, burattini e comunicazioni allo scopo di discutere la chiusura del manicomio, che si annunciava prossima ai giorni dell’evento. Sono inoltre documentati – anche in questo caso con materiali visivi e oggetti - una serie di momenti celebrativi per la chiusura di altri manicomi. In particolare, quello di Imola, il 21 settembre 1997, quando, insieme allo psichiatra Peppe Dell’Acqua, Scabia sparse sale sul terreno, a significare che niente sarebbe dovuto più crescere in quel luogo di sofferenza. Tra gli ultimi eventi raccontati ai visitatori della mostra, la Veglia di Marco Cavallo a San Salvi, che il 23 aprile 1998 animò quella struttura per celebrarne la dismissione. Alla giornata parteciparono in molti, dietro invito di Giuliano Scabia e dei Chille de la Balanza, la compagnia teatrale che cominciava ad intraprendere la sua storia dentro l’ex Ospedale psichiatrico di San Salvi. Alla mostra sarà collegata la pubblicazione di due libri di Giuliano Scabia, il “Viaggio del teatro accanto alla follia” e “Marco Cavallo per immagini”, editi da La conchiglia di Santiago. Il 29 agosto alle 18:00, in occasione dell’inaugurazione, l’Accademia della Follia - Claudio Misculin di Trieste, metterà in scena Quelli di Basaglia. A 180 gradi.
Cosa FareFirenze, al Mad la mostra su Giuliano Scabia e Franco Basaglia