
Piero Gobetti
Firenze, 14 maggio 2025 – Martedì prossimo la Biblioteca della Fondazione Spadolini Nuova Antologia ospiterà l’incontro “Gobetti e Amendola: quale liberalismo?”, un evento di rilievo culturale e civile, pensato per avvicinare la cittadinanza al centenario della morte di Piero Gobetti, che ricorrerà nel 2026. Sarà un appuntamento che, nelle parole del promotore Roberto Badulato, segretario del Circolo Gobetti Firenze, «non vuole solo rievocare, ma tenere vivo il pensiero gobettiano, proiettandolo nel futuro».
Badulato sottolinea con emozione il valore personale dell’iniziativa: «Per me sarà un momento prezioso: ascoltare chi considero da sempre dei veri punti di riferimento, dei maestri, è un atto di gratitudine e di militanza culturale insieme». L’incontro proseguirà idealmente il percorso iniziato il 27 febbraio scorso con “Ripensando oggi la figura e le idee di Piero Gobetti”, e anticiperà il nuovo appuntamento fissato per il 19 novembre al Gabinetto Vieusseux, dal titolo “Piero Gobetti, la cultura russa e la rivoluzione russa”. A presiedere il dibattito sarà Cosimo Ceccuti, presidente della Fondazione Spadolini Nuova Antologia, che aprirà i lavori con un intervento sul valore della memoria attiva come nutrimento della coscienza democratica. Tra i relatori Sandro Rogari, Ariane Landuyt e Paolo Bagnoli, che ricostruiranno le traiettorie parallele e divergenti di Giovanni Amendola e Piero Gobetti, uniti dall’opposizione al fascismo ma distinti da visioni profondamente diverse della libertà. Sarà proprio Bagnoli a porre al centro dell’incontro una riflessione mai affrontata finora in ambito storiografico: «Gobetti e Amendola rappresentano due anime del liberalismo: d’ordine costituzionale il primo, di natura rivoluzionaria il secondo. Entrambi, tuttavia, uniti nella lotta alla dittatura. Gobetti vede nell’Aventino un’alta testimonianza morale, ma ritiene che il fascismo non si possa abbattere con manovre parlamentari e prevede che la lotta sarebbe durata vent’anni». Bagnoli chiarirà anche perché Gobetti non figurò tra i firmatari del Manifesto degli intellettuali antifascisti del 1925, redatto da Benedetto Croce su impulso di Amendola: «Non fu per dissenso, ma per una concezione radicalmente diversa dell’antifascismo».