MAURIZIO COSTANZO
Cosa Fare

Michelangelo e la travagliata impresa della tomba di Giulio II, in scena alla Galleria dell’Accademia

Il 9 giugno a ingresso libero su prenotazione nell’ambito della rassegna “L’eterno contemporaneo. Michelangelo 1475 – 2025” il reading teatrale di Tomaso Montanari e Francesco Gori

Il david di Michelangelo alla Galleria dell'Accademia (NewPressPhoto)

Il david di Michelangelo alla Galleria dell'Accademia (NewPressPhoto)

Firenze, 28 maggio 2025 – Nell’ambito della rassegna "L’eterno contemporaneo. Michelangelo 1475 – 2025”, con cui la Galleria dell’Accademia di Firenze celebra i 550 anni dalla nascita di uno dei massimi protagonisti del Rinascimento, lunedì 9 giugno, alle ore 18, andrà in scena il reading teatrale “Non ha la par cosa tutto il mondo. I Prigioni e la travagliata impresa della tomba di Giulio II”, con Tomaso Montanari e l’attore Francesco Gori.

L’evento, ideato appositamente per la manifestazione, condurrà il pubblico in un racconto avvincente, in forma teatrale, attraverso le parole stesse di Michelangelo e dei suoi primi biografi. Ingresso libero su prenotazione tramite Eventbrite, https://non-ha-la-par-cosa-tutto-il-mondo.eventbrite.com/.

Tomaso Montanari
Tomaso Montanari

Al centro della narrazione, la lunghissima e tormentata vicenda della tomba di papa Giulio II, uno dei progetti più ambiziosi e travagliati dell’intera carriera del Buonarroti. Nel 1505, Michelangelo ha trent’anni e una fama già affermata grazie agli straordinari capolavori realizzati nel suo primo soggiorno romano come la Pietà vaticana e il Bacco, oggi al Bargello, ma soprattutto grazie all’impresa fiorentina del David, trionfalmente trasportato in piazza della Signoria l’8 settembre 1504. Quando Giulio II, nuovo pontefice energico e ambizioso, gli affida il proprio monumento funebre da collocare nella nuova basilica di San Pietro, l’artista concepisce un’opera monumentale, senza precedenti. Il papa ne è entusiasta e Michelangelo parte subito per Carrara a prelevare un’enorme quantità di marmo. Ma presto, le priorità papali cambiano: la ricostruzione di San Pietro prende il sopravvento e il progetto della tomba viene messo da parte. Deluso e umiliato, Michelangelo lascia Roma.

Sarà costretto a tornare, ma da quel momento la sua relazione con l’opera diventa un nodo irrisolto della sua vita: fra interruzioni, ripensamenti e nuovi contratti, la realizzazione del monumento lo accompagnerà per quarant’anni, fino al 1545, quando verrà infine collocato nella chiesa romana di San Pietro in Vincoli, in una forma ridotta e profondamente diversa rispetto all’idea originaria. È in questo lungo arco di tempo che nascono anche i sei Prigioni, pensati per la versione più ambiziosa della tomba: quattro di essi – Lo Schiavo giovane, Lo Schiavo barbuto, L’Atlante e Lo Schiavo che si ridesta – sono oggi conservati proprio alla Galleria dell’Accademia di Firenze, mentre gli altri due si trovano al Louvre. Opere incompiute, eppure di una forza espressiva travolgente, i Prigioni rappresentano il simbolo stesso della lotta dell’artista con la materia, e della tensione creativa tra idea e realizzazione.

È attorno a queste sculture, alla loro genesi, al fallimento dell’impresa e alla riflessione sull’artista come creatore e come uomo, che si sviluppa il reading, costruito su testi tratti dalle lettere di Michelangelo, dalle Vite di Giorgio Vasari e dalla biografia di Ascanio Condivi. “Non ha la par cosa tutto il mondo” è più di una narrazione storica: è un confronto diretto con il genio inquieto di Michelangelo, con la sua visione, le sue ossessioni, i suoi conflitti. Lo spettacolo sarà replicato in autunno.

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