
Bernardeschi durante la conferenza stampa
Firenze, 22 marzo 2016 - NELLA PALLAVOLO li chiamano ‘universali’. Quelli che se li togli dal loro ruolo naturale non hanno cali di rendimento. Anzi. Riescono a essere utili alla causa anche in zone del campo per loro inusuali. E’ questa la dote principale di Bernardeschi che ha colpito profondamente il ct Conte. Non uno accomodante o che fa sconti, ma un allenatore che mette davanti a tutto le qualità e la voglia di emergere per conquistarsi un posto al sole. Come del resto ha fatto l’ex allenatore della Juventus nella sua carriera da giocatore. «Bernardeschi è qui per merito – ha spiegato il commissario tecnico azzurro – non è certo una convocazione premio».
ECCOLA l’investitura ufficiale azzurra per il gioiellino della Fiorentina. Una convocazione che porta anche il marchio di Sousa, uno che non ha avuto remore o paure – ‘colpa’ anche dell’emergenza si potrà obiettare – a cucire addosso al numero 10 viola la corsia di destra. E’ proprio per quanto fatto su quella fascia che Bernardeschi ha potuto aprire il suo armadietto a Coverciano. Stavolta quello dei grandi e non dell’Under 21.
«E’ qui perché è una voce che arriva dal campionato, come Jorginho – ha rincarato la dose Conte –. C’erano anche altre voci interessanti, tanto che potevo arrivare a convocare almeno quaranta calciatori».
DALLA RUOTA di Firenze, invece, è uscito il numero 10. Non uno a caso. Il ragazzo di Carrara non è tipo da sentirsi arrivato, non lo ha mai fatto e difficilmente lo farà, considerato che in quello spogliatoio troverà chi ha fatto la storia della maglia azzurra e del calcio italiano, come Buffon, ad esempio. Tutti riconoscono a Bernardeschi doti importanti e qualità da primo primo violino, anche se la strada pare essere lunga. Ma è proprio su questo tema che il selezionatore dell’Italia va controcorrente e in un certo senso spiazza un po’ tutti. Soprattutto gli scettici per natura o i contrari a prescindere.
«VOGLIO testarlo – attacca il commissario tecnico – voglio capire se può essere già utile per il presente». Ma l’attestato di stima arriva nel secondo tempo. «In futuro – conferma – sarà sicuramente utile, ma quando lo alleni capisci se un giocatore ha le caratteristiche che possono tornare utili subito, sta facendo un ottimo campionato ed è qui, oltre che alle qualità tecnico e tattiche che ha, per la capacità di sapersi sacrificare che ha dimostrato».
GIÀ, SACRIFICIO e disponibilità a sacrificarsi per i compagni, mettendo (magari) da parte il proprio ego e la naturale ambizione di chi è abituato a vedere la porta un po’ più vicina rispetto a quanto fatto fino a ora con la Fiorentina. Berna lo ha ammesso candidamente, come impongono i suoi ventidue anni, che preferirebbe giocare più vicino alle punte, ma che si mette come un bravo soldatino agli ordini dell’allenatore. «Ha dimostrato di sapersi e volersi ‘spendere‘ per gli altri – chiude Conte –. Devo fargli i complimenti per quanto fatto, ed è qui per questo. Vederlo giocare è un conto, allenarlo è un altro». Come dire, tutti ne parlano bene, ma poterlo gestire direttamente, anche se per un periodo limitato, è un ulteriore esame attraverso il quale Conte avrà le conferme che cerca. Nel caso avesse bisogno di ulteriori certezze.
INTANTO, l’investitura ufficiale per il presente e per il futuro è arrivata anche da uno che a Berlino nel 2006, ha lasciato il segno, così come nell’arco della carriera: «Sono contento della convocazione di Federico – ha detto Alberto Gilardino – perché è un giovane di grandi qualità e prospettiva, che per fortuna gioca nella Fiorentina e che la Fiorentina deve tenersi ben stretto». Cosa accadrà a giugno è certamente un altro snodo importante del futuro di Bernardeschi. Ovvio che il suo nome sia finito sui taccuini dei più importanti club europei, ma quel 10 sulle spalle ha un significato preciso. Almeno per lui.