
L'Autoritratto dipinto da Alessandro Scheibel nel 1931
Firenze, 5 settembre 2016 - Ci sono giorni in cui fare un salto dal robivecchi conviene. Lo sa bene e ne va orgoglioso Antonio Cagianelli, architetto e designer, curatore della mostra “Alessandro Scheibel - Dalla scuola di Carena all’astrattismo nella stagione di Fiamma Vigo” in programma da mercoledì fino al 30 settembre all’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze (nelle sale epositive in via Ricasoli, ingresso libero). «Sono appassionato della pittura di questo particolare periodo storico e di autori ingiustamente messi da parte dalla critica, ma mai avrei immaginato di imbattermi in queste tre opere, gironzolando in un negozio di conto vendita», sorride Cagianelli, indicando “Composizione surrealista con maschera verde” del 1953, “Donna con orecchino” (1952-1955) e “Tecnica mista su carta”, (1955-1956) ora esposte ed entrate a far parte della sua collezione.
Coltissimo, capace di parlare 10 lingue, Alessandro Scheibel ha pagato a caro prezzo la sua intellettualità, subendo nel corso degli ultimi anni della sua carriera una vera e propria rimozione storica rispetto a un gruppo, quella di Fiamma Vigo, di cui oggi torna a costituire uno dei militanti più colti e appassionati. «Lo spunto è stato la mostra che l’Archivio di Stato di Firenze ha dedicato nel 2003 alla gallerista, critica d’ arte e talent scout, Fiamma Vigo, argentina di nascita, parigina di elezione e fiorentina d’ adozione», anticipa il curatore dell’esposizione promossa dall’Associazione Archivi e Eventi, che costituirà la prima occasione per riscoprire Alessandro Scheibel, pittore centrale nell’ambito della multiforme compagine costituitasi attorno alla Galleria Numero, eppure finora marginalizzato dalla critica e avvolto dall’oblio.
«Sulle orme di questo eclettico artista che trascorse a Firenze i suoi anni più creativi, si torna a considerare la vitalità e il pluralismo del periodo fra le due guerre e dei ’50-’60 negli ambienti artistici della città, autentico crocevia di presenze internazionali, sulle quali l’esperienza fiorentina non mancò di imprimere memorie durature e decisive», interviene la presidente dell’Accademia delle Arti del Disegno, Cristina Acidini, illustrando questa prima (e speriamo non ultima) antologica a lui dedicata. Rassegna che spazia delle testimonianze della fase più strettamente “careniana” di Scheibel, alle tappe della “conversione surrealista” degli anni ’50 e la “fase astrattista” contrassegnata da quelle sperimentazioni promosse negli anni ’60 dalla Vigo tra Firenze, Roma, Venezia e Milano, documentando l’estrema evoluzione dell’intellettuale, per anni segretario di redazione della rivista “Numero”, punto di riferimento per giovani intellettuali e anticonformisti, tra cui Arnaldo Pomodoro, Vedova, Capogrossi, Scanavino.
Tutte da godere (molte pressoché inedite) le 60 opere, tra dipinti e tecniche miste, realizzate tra gli anni ’30 e ’70, esposte a Firenze, capaci di restituire al grande pubblico quella straordinaria metamorfosi figurale che caratterizzò il complesso percorso creativo di Alessandro Scheibel. Accanto ai ritratti giovanili dei genitori, dotte citazioni come “Composizione surrealista con vaso canopo” del 1957, “L’urna etrusca” del 1955 e “Testa con aquiloni” dipinta nel 1956; un omaggio a “L’amante dell’ingegnere” di Carlo Carrà. E l'intenso "Autoritratto" realizzato da un giovane Alessandro Scheibel con gli occhi azzurrissmi, nel 1931.