Il nuovo modulo e un deciso cambio di marcia I numeri confermano la bontà del 4-2-3-1

Undici punti nelle ultime 5 giornate e ora l’Empoli potrebbe puntare su questo sistema di gioco anche nella prossima stagione

di Tommaso Carmignani

Qualcuno, guardando i numeri, potrebbe domandarselo: perché non ha cambiato prima? Qualcun altro, rispondendogli, potrebbe far notare che l’Empoli era salvo anche con il 4-3-1-2, ma c’è da star certi che anche in quel caso la replica del primo non si farebbe attendere. E del resto è un dato di fatto: dal momento in cui Zanetti è passato al 4-2-3-1, gli azzurri sono diventati una specie di rullo compressore. L’ultima sconfitta in campionato risale infatti allo scorso 30 aprile, quando una doppietta di Berardi nei minuti finali vanificò una vittoria che sembrava scritta. Caputo e soci giocavano ancora con il rombo di centrocampo e avevano 32 punti in classifica, uno in più rispetto a quelli che hanno adesso Verona e Spezia. Da allora, in appena un mese, l’Empoli ha conquistato undici punti, frutto di tre vittorie e due pareggi, con un totale di 11 gol fatti e appena 5 subiti. Un passo da Champions più che da salvezza, un balzo in avanti che ha consentito alla formazione di Zanetti non soltanto di centrare l’obiettivo con largo anticipo, ma anche di superare ampiamente quello che era stato il bottino di punti dello scorso anno.

Insomma, un vero e proprio filotto che non può certamente essere frutto del caso. E che non si può spiegare nemmeno con una forte reazione nervosa dopo la sconfitta di Reggio Emilia. Perché se è vero che il carattere può aver influito, dall’altro è stata proprio questa rivoluzione tattica a consentire agli azzurri di cambiare passo. Caputo e soci, giocando così, coprono meglio il campo e sono più efficaci in fase di pressing, evitano di schiacciarsi come avevano fatto spesso durante l’anno e quindi, di conseguenza, sono capaci di portare più uomini nei pressi dell’area di rigore avversaria quando verticalizzano. Alle punte non viene più chiesto un sacrificio enorme in termini di corsa e la difesa non va mai in sofferenza. La domanda di partenza potrebbe quindi essere lecita: perché non farlo prima?

Probabilmente perché la squadra, pur giocando col rombo, stava centrando lo stesso la salvezza, o forse perché la strategia del 4-3-1-2, provata fin dall’inizio della preparazione estiva, garantiva comunque più certezze. Di sicuro c’è che a 90 minuti dalla fine del campionato è del tutto inutile porsi certi interrogativi. Meglio guardare avanti e pensare all’anno prossimo, perché la sensazione è che un’eventuale permanenza di Zanetti apra la strada ad un definitivo cambio di rotta del quale la società dovrà tenere conto anche in sede di definizione delle strategie. Per la prima volta dopo anni, l’Empoli potrebbe trovarsi a dover fare un mercato sulla base di un modulo diverso, con logiche e trattative ben definite. Non è un caso che il tecnico abbia fatto e stia facendo degli esperimenti, come ad esempio Fazzini (destinato a rimanere) sulla trequarti e Baldanzi spostato a destra. I due, in caso di permanenza, saranno le colonne della squadra del prossimo anno, ma anche i due gioielli da mettere in vetrina. Proporre un modulo che ne valorizzi le qualità sarà fondamentale ed è per questo che Zanetti ci prova. Nessuno ancora sa se resterà o meno, ma senza proposte alternative e con due anni di contratto da onorare lui ragiona in funzione della conferma. E allora ecco che si studiano i mediani, che si valuta la permanenza di Grassi, che si cerca una strada con la Lazio per confermare Akpa. Del resto i numeri parlano chiaro: per segnare 11 gol nel girone di andata l’Empoli aveva impiegato ben 15 partite.

Continua a leggere tutte le notizie di sport su