Quarantena forzata, crescono le richieste di aiuto per violenza domestica

Il centro 'Lilit' sommerso di chiamate di aiuto da parte di donne disperate La convivenza forzata rende i loro compagni-mariti peggiori aguzzini del solito

Eleonora Gallerini guida le Pubbliche Assistenze che gestiscono il Centro donna Lilith

Eleonora Gallerini guida le Pubbliche Assistenze che gestiscono il Centro donna Lilith

Empoli, 25 marzo 2020 -  Ce lo ripetono da settimane. "Restare in casa" è l’unico rimedio contro il coronavirus. Ma c’è casa e casa. Ci sono famiglie e ci sono gabbie. Nei giorni della quarantena c’è un’emergenza nell’emergenza ed è quella delle donne vittime di violenza domestica costrette a condividere intere giornate con il proprio aguzzino. La convivenza forzata che ci sta facendo così tanta paura è un incubo per quelle donne che si trovano ad aggrapparsi alla scusa della spesa per uscire e lanciare frettolosamente l’allarme.

O che provano a chiudersi in bagno per sussurrare una chiamata d’emergenza. Ma se il Paese è paralizzato, i telefoni di Lilith di Empoli squillano. E più di prima. I numeri verdi sono attivi, il centro antiviolenza ha scelto di restare aperto, nel rispetto delle norme di sicurezza dell’ultimo decreto ministeriale. "Non è stata una scelta scontata – spiega Maya Albano, psicologa responsabile del Centro Aiuto Donna empolese- Ci sono territori in cui non è stato mantenuto lo stesso servizio. Ci stanno chiamando in tante. Stiamo cercando di mantenere in piedi i colloqui in videochiamata con le persone che erano già seguite prima del dilagare dell’epidemia. L’organico al momento è ridotto, ma psicologhe, legali ed educatrici che gestiscono le strutture di accoglienza sono tutte al lavoro".

Il dato è allarmante. Se in Italia dall’8 al 15 marzo le chiamate arrivate al 1522 sono diminuite del 55%, l’esperienza locale va contro la tendenza nazionale.

«Negli ultimi 5 giorni – afferma la psicologa – abbiamo avuto una ventina di nuovi accessi, tutte donne alla loro prima denuncia provenienti dall’Empolese Valdelsa e non solo. Si rivolgono a noi persone dai 18 agli 80 anni, l’aspetto che le accomuna è il senso di solitudine laddove quei pochi permessi concessi dai compagni, anche banalmente per uscire, ora vengono a mancare". Viene a mancare la rete amicale e di supporto, quel filo sottile ma fondamentale che lega il "dentro" al "fuori" e che ora più che mai rappresenta una via di fuga.

Tra le chiamate recenti c’è quella di una donna "che ha vissuto in quarantena da una vita – racconta la Albano - e un’altra, a cui il marito impedisce anche l’uscita sul balcone. La difficoltà tra le quattro mura di casa è esasperata". C’è chi approfitta dei momenti in cui il convivente esce per andare a lavoro, chiama e racconta la sua storia di violenza. Le donne abusate non mollano, si ingegnano per ritagliarsi un attimo e chiedere aiuto.

"Abbiamo avuto una successione di emergenze a livello regionale in un lasso di tempo ristretto – continua la psicologa – una situazione che non si era mai verificata prima. Una novità da gestire per noi. Sono stati fatti 5 inserimenti in casa rifugio, le 3 strutture presenti sul territorio sono sature: al momento ospitiamo 10 donne e 10 minori". Il messaggio di Lilith è una carezza per tutte quelle donne che vivono in isolamento forzato da sempre. "Teniamo a far sapere che in questo momento di emergenza ci siamo. Non siete sole, potete chiamarci sempre, ma fatelo prima che la situazione sia sull’orlo dell’esplosione. Siamo reperibili h 24 allo 0571.725156 e su whatsapp, chattando al 335.1019810".

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