
Simone e Roberto con le tre gemelle
Empoli, 2 febbraio 2016 - Che cos'è una famiglia? Ci sono le famiglie numerose, quelle allargate, estese. Omogenitoriali, di fatto. Con storie uniche e vere che raccontano di due mamme o due papà, e di figli cresciuti con un amore immenso tra mille ostacoli, paure e difficoltà. Protagonista del primo episodio della prima stagione della docufiction «Di fatto, famiglie» andato in onda domenica sera su Real Time, è stato Simone Michelucci: 31 anni, originario di Capraia e Limite e trapiantato a Roma da alcuni anni per motivi di lavoro, oggi è padre di tre bellissime gemelle nate in Canada da madre surrogata.
In piena bagarre sul ddl Cirinnà, caratterizzato dallo scontro su unioni civili e stepchild adoption, la storia di Michelucci e del compagno Roberto Guidoni, genitori delle piccole Viola, Melissa e Sofia, è stata presentata in una puntata intitolata «Due uomini e una culla». Il campanello suona e i due papà aprono le porte di casa Michelucci-Guidoni raccontando di un sogno diventato realtà. Tutto è cominciato nel 2012 quando Michelucci è volato a Toronto in Canada per ricorrere a quello che comunemente viene definito «utero in affitto». Nell’ottobre 2013 la coppia, che convive da 9 anni, ha accolto in famiglia tre angioletti biondi con gli occhi azzurri. Le telecamere hanno accompagnato l’intera giornata dedicata al battesimo delle piccole, avvenuto nella chiesa di San Sebastiano a Roma (le immagini sono state girate lo scorso settembre). La villetta di Roma è diventata un set. Per coronare il proprio sogno di genitorialità, Michelucci e il compagno si sono affidati a due ragazze canadesi: Veronica, donatrice degli ovuli fecondati da Simone, e Kelly, che ha portato avanti la gravidanza.
"Le abbiamo invitate perché sono parte della famiglia", raccontano i papà alle telecamere durante i preparativi del battesimo. "Siamo cattolici e abbiamo scelto di battezzare le bambine. E’ importante per noi e per loro, ed è anche la prima occasione per festeggiare ufficialmente la nascita delle piccole". In piedi dalle cinque del mattino; c’è tensione, ansia. Al grande giorno non mancano le nonne, gli zii, amici e parenti e tutti danno una mano.
"Lui è il papà, io sono il babbo - sorride il giovane limitese - Per noi il concetto di famiglia non è legato ad un numero. Famiglia è anche una mamma o babbo single; è il luogo dove sentirsi al sicuro e dove c’è amore". Vestite a festa, rigorosamente di bianco, le bambine fanno ingresso nella chiesa romana dove ad attenderle c’è Don Federico.
"Oggi celebriamo l’amore in una maniera nuova, inaspettata. Due persone che si amano e hanno generato nuove vite. Una realtà che non conosciamo ma che va accolta".
"Il sacerdote nell’omelia si è esposto più di quanto non pensavamo", commentano i neogenitori. Una delle nonne non nasconde la sorpresa: "Non pensavo nemmeno fosse possibile battezzarle". Infine, il pensiero di Kelly e Veronica: "La famiglia per noi significa molto, non importa chi sei o chi ami; ognuno merita amore e aiutare chi non può avere figli è sempre stato un sogno. La gravidanza surrogata è un atto d’amore, nel nostro paese è più conosciuta e accettata. Speriamo che anche in Italia venga riconosciuta come una cosa bella. Perché lo è".