
In campo anche la Lega con Vannacci, e i vertici locali e regionali di Forza Italia
Il mondo delle concerie rischia di essere fortemente penalizzato dal Regolamento Ue anti-deforestazione. Ma che succede? Il regolamento estende requisiti di tracciabilità e geolocalizzazione alle pelli bovine, trattandole come se fossero una causa diretta di deforestazione. Ma il cuoio è un sottoprodotto dell’industria alimentare, non una causa primaria di disboscamento. Il caso è sotto la lente della politica. Nei giorni scorsi l’europarlamentare Roberto Vannacci (Lega) ha presentato un’interrogazione scritta alla Commissione Europea per chiedere una revisione del Regolamento. In campo anche Forza Italia, a livello locale, regionale. Fino al ministri Pichetto che ha scritto alla Commissione Europea. "L’Italia chiede formalmente a Bruxelles di rivedere una norma che, così com’è, rischia di distruggere una delle filiere più virtuose e strategiche del Made in Italy, quella della pelle", dicono Lorenzo Paladini, segretario provinciale di Forza Italia Pisa, e Michele Altini, vice segretario provinciale e responsabile dell’area del Cuoio.
"Il ministro Pichetto chiede con chiarezza alla Commissione Europea una posizione netta e definitiva sulla questione della geolocalizzazione, aprendo la strada alla possibilità di esentare dall’obbligo i prodotti provenienti da Paesi a basso rischio. È un passaggio cruciale – spiegano – reso possibile anche grazie ai buoni rapporti che Forza Italia coltiva all’interno del Partito Popolare Europeo".
Il regolamento sull’importazione di materie prime da aree a rischio deforestazione impone, a partire dal 2025, obblighi di tracciabilità estremamente onerosi, tra cui la geolocalizzazione di tutti i terreni da cui provengono le pelli bovine. "Un onere sproporzionato, inattuabile in molti casi, che minaccia direttamente la competitività dei produttori europei e il futuro del settore". "I dati parlano chiaro – sottolinea Forza Italia –: secondo lo studio della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa commissionato da Unic-Concerie Italiane, non esiste alcun legame diretto tra pelle e deforestazione. La pelle è un sottoprodotto dell’industria alimentare, non ne orienta la domanda. Il suo utilizzo, anzi, riduce lo spreco e valorizza ciò che altrimenti sarebbe un rifiuto". E la pelle nel distretto vale 6mila posti di lavoro.
C.B.