REDAZIONE EMPOLI

Testimone di rinascita: "Io prigioniero a Bielefeld salvato da una tedesca"

Aldo Agostini, 101 anni, racconta con orgoglio la fuga dagli orrori nazifascisti: è sopravvissuto grazie all’aiuto di una donna che gli portava patate di nascosto. Una carriera nell’Arma attraverso l’Italia, poi la meritata pensione in città.

Aldo Agostini, qui a Bolzano dopo la Liberazione

Aldo Agostini, qui a Bolzano dopo la Liberazione

di Damiano NifosìEMPOLIIn una giornata significativa come quello di ieri, quando l’Italia ha festeggiato l’anniversario della propria Liberazione dall’occupazione nazifascista, un’importante storia di Resistenza è arrivata dall’Empolese Valdelsa, per non dimenticare mai quanto accaduto. Protagonista Aldo Agostini, originario di Lari, in provincia di Pisa: lo scorso 24 marzo Agostini ha raggiunto l’impressionante traguardo dei 101 anni, festeggiati allegramente in famiglia, anche alla presenza di alcuni rappresentanti dell’Arma dei carabinieri che gli hanno fatto visita in questo giorno speciale. Lui, che è stato vicebrigadiere, e che ha vissuto gli orrori dell’oppressione nazifascista, venendo deportato in Germania dalle SS dopo appena un anno di servizio.

Ancora, a 101 anni, racconta con orgoglio la storia della sua vita. "Nell’aprile del 1943 mi sono arruolato nei carabinieri, subito come allievo alla caserma Cernaia di Torino, dalla quale sono stato trasferito a Roma solo dopo tre mesi – queste le sue parole –. Dopo appena altri due mesi, precisamente l’11 settembre dello stesso anno, sono stato fatto prigioniero dai tedeschi". In uno dei molti rastrellamenti, i tedeschi vennero a prenderlo mentre si trovava in caserma. Da lì, fu caricato su un treno che, dopo un viaggio interminabile, lo lasciò al campo di concentramento di Bielefeld, in Germania, dove vide morire molti amici e colleghi. Lui invece è sopravvissuto anche e soprattutto grazie all’aiuto di una donna tedesca che lavorava nel campo: "A Bielefeld facevano palle di cannone e munizioni, per questo motivo c’erano molti materiali di scarto, terriccio e fuliggine che dovevano essere smaltiti, portati via con dei carretti. Questa signora tedesca mi nascondeva delle patate in questi carretti, indicandomi poi dove li avrei trovati". Poi i ricordi si offuscano un po’: pare però che, dopo la liberazione del campo, nel fuggi fuggi generale, abbia trovato rifugio in casa di un’altra signora tedesca per un breve periodo, prima di intraprendere il lungo viaggio verso casa.

"La prigionia fatta in Germania mi aveva consentito di imparare la lingua tedesca, così accettai nel 1946 l’interpellanza per andare alla Legione carabinieri di Bolzano, dove ho prestato servizio per oltre 20 anni come autista", spiega Agostini. A Bolzano ha poi conosciuto anche quella che sarebbe diventata la sua futura moglie, Ilaria Sulco, dalla quale ha poi avuto due figli: i due intrapresero una relazione ’clandestina’, perché a quei tempi i carabinieri avrebbero dovuto aspettare i 30 anni di età prima di ottenere il permesso di sposarsi. Una volta raggiunta l’età necessaria, poi, Aldo e Ilaria si sono sposati. L’impegno per i carabinieri a Bolzano è poi continuato, prestando servizio nel Nord Italia anche in situazioni di estrema criticità come il disastro del Vajont del 1963, nel quale Agostini ha avuto una parte importante nell’opera di soccorso per la popolazione colpita, poi venendo spostato a Roma, dove ha concluso la sua carriera lavorativa. Una volta concesso il pensionamento, nel dicembre del 1978, è stato promosso vicebrigadiere.

In pensione, poi, ha scelto Empoli. "Dopo una carriera fra Bolzano e Roma volevo riavvicinarmi a casa – racconta –. Mio genero aveva sia la sorella, sia il cognato, che lavoravano come insegnanti per la scuola elementare Sibilla Aleramo di Sovigliana: ho subito colto l’occasione per tornare nella mia Toscana, in un luogo tranquillo come Empoli". Anche se allettato post-intervento al femore, non perde l’occasione di ironizzare, confidandoci di "aver superato anche questa". Non certo la sua sfida più complicata.