REDAZIONE EMPOLI

Strage Bologna: il sindaco scrive ai familiari

Mugnaini ha offerto aiuto ai parenti delle vittime Fresu e Bivona in vista dell’udienza preliminare sui presunti mandanti dell’attentato

Il sindaco di Montespertoli, Alessio Mugnaini (nella foto), ha scritto una lettera all’associazione dei familiari delle vittime della strage di Bologna, in vista dell’udienza preliminare dinanzi al gup circa l’inchiesta sui mandanti della procura. Il primo cittadino ha chiesto come poter essere d’aiuto, come Comune, nella eventuale fase processuale a vantaggio soprattutto delle famiglie Fresu e Bivona, parti offese. Ma invero di tutte le famiglie di quella orrenda strage del 2 agosto 1980. Vi morì Maria Fresu, all’epoca 23enne, con la sua bambina Angela di 3. E vi morì l’amica Verdiana Bivona di 22 di Castelfiorentino. La cui amministrazione al pari di Montespertoli lo scorso 2 agosto si era interessata ad un sostegno più formale. Di Maria Fresu è ad oggi scomparso il corpo: i pochi resti custoditi per 39 anni (prima della riesumazione un anno e mezzo fa) nel cimitero del paese non sono i suoi. L’ha rivelato il Dna. I molta parte dei processi in corso ruota attorno a questo ‘mistero’. Il gup deciderà se andare a processo. "Noi stiamo aspettando risposta dall’associazione", ha detto Mugnaini.

L’udienza è venerdì 27 novembre, alle 9.30, dal gup del tribunale di Bologna, Alberto Gamberini. Ora ci si è rimesso anche il Covid di mezzo. Comunque davanti al giudice compariranno gli imputati Paolo Bellini, ex Avanguardia Nazionale, per concorso in strage, l’ex generale Quintino Spella e Piergiorgio Segatel, per depistaggio, e Domenico Catracchia, amministratore di condominio di immobili in via Gradoli a Roma, per false informazioni al pm, al fine di sviare le indagini. La richiesta di rinvio a giudizio era stata firmata dalla procura generale di Bologna, con l’avvocato generale Alberto Candi e i sostituti procuratori Umberto Palma e Nicola Proto, lo scorso 19 maggio.

Oltre ai quattro imputati, l’indagine della procura generale si è concentrata su persone che in un’aula di tribunale non potranno essere più portate, perché decedute. Cioè il capo della P2 Licio Gelli, il suo braccio destro Umberto Ortolani, Federico Umberto D’Amato, ex direttore dell’Ufficio Affari riservati del Viminale e il giornalista Mario Tedeschi, accusati, da deceduti, di essere mandanti, finanziatori o organizzatori dell’attentato. Oltre al 27 novembre, se l’udienza non dovesse concludersi, sono già in calendario altre due date: il 4 e l’11 dicembre.

Andrea Ciappi