di Carlo Baroni
Uno sportello itinerante. Un ambulatorio mobile, attrezzato anche disabili. Si muoverà sul territorio – la prima uscita è prevista per luglio – per "andare" dai ragazzi e dai loro genitori. Sarà un presidio d’ascolto e azione contro il bullismo e il cyberbullismo. Il punto mobile – è stato spiegato ieri, prima del taglio del nastro – avrà come obiettivo quello di mettere in campo un’azione assimilabile a quella degli operatori di strada per svolgere un’attività di prevenzione e di avvicinamento verso quei soggetti che difficilmente si rivolgerebbero ad uno sportello scolastico o alle associazioni. Anche se sono vittime. E soffrono.
Il mezzo – il primo operativo, di questa tipologia in Italia – è frutto dell’impegno del Centro Aiuto Donna Lilith della Pubbliche Assistenze Riunite di Empoli – nell’ambito del progetto "Liber@mente connessi" realizzato con il contributo del dipartimento per le politiche della famiglia. Il taglio del nastro è stato fatto dal ministro le pari opportunità Elena Bonetti. Obiettivo dell’operazione? Offrire una prima analisi della domanda e proporre importanti indicazioni. I punti di ascolto saranno ben visibili per la popolazioni (posizionati in luoghi strategici come supermercati, piazze, impianti sportivi, eventi) e permetteranno di divulgare informazioni sui principali servizi di supporto alle vittime. Il bullismo è un fenomeno in crescita. Tutte le statistiche e gli studi lo confermano. Il cyberbullismo ancora di più perché trova la sua genesi nell’esponenziale crescita dell’utilizzo degli strumenti informatici. Tant’è che si è abbassata anche la fascia di età che utilizza smartphone e naviga quotidianamente su internet: fra gli adolescenti di 15-17 anni, la percentuale di chi usa tutti i giorni internet è salita al 74%. E la rete, strategica oggi per la vita di tutti, è anche trappola.
E’ in questo "pianeta" che i bulli diventano cyberbulli utilizzando le nuove tecnologie per intimorire, molestare, mettere in imbarazzo, far sentire a disagio o escludere altre persone. Condotte che diventano reati. Anche gravi. O gravissimi. "Il cyberbullismo – mette in guardia la dottoressa Lorella Giglioli, psicologa del Centro Donna Lilith - presenta caratteristiche proprie che lo rendono più pervasivo ed irrefrenabile. Se, infatti, il bullismo tradizionalmente era inteso come una forma di prevaricazione, singola o di gruppo, che implicava il rapporto diretto tra bullo e vittima, nel cyberbullismo i confini sono molto più estesi perché viaggiano attraverso internet". Ma quali reati? "Si va dalla più comune diffamazione, agli atti persecutori – precisa l’avvocato Beatrice Panchetti che collabora con il Centro Donna Lilith – . L’avvocato Panchetti ha poi approfondito giuridicamente anche altri pericoli della rete relativamente alla pornografia e alla pedopornografia. Tutto in rete può succedere.