REDAZIONE EMPOLI

"Situazione scioccante al pronto soccorso Trentadue persone in attesa di ricovero"

Ieri al San Giuseppe l’ennesima giornata difficile con i pazienti lasciati nei corridoi. Il racconto: "Fino a 48 ore per entrare in reparto"

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Venerdì c’erano venti pazienti in barella in attesa di un posto in corsia, che non si trovava. Ieri la situazione era addirittura peggiore, anzi "scioccante", come l’ha definita chi l’ha vista con i propri occhi: 32 persone, Covid e no Covid, su poltrone e lettini, spesso in corridoio, che attendevano di essere ricoverati. Benvenuti al pronto soccorso di Empoli, dove in questi giorni si sta vivendo una vera e propria emergenza. Uno scenario che riporta indietro nel tempo, all’inizio della pandemia – quasi due anni trascorsi invano – e che solleva non poche domande.

Il Covid toglie in fiato alla medicina dell’emergenza urgenza. Attese, ingorghi al pronto soccorso durano addirittura due giorni. Sì perché c’è anche chi ha dovuto ‘pazientare’ 48 ore prima di essere trasferito in reparto: un tempo ‘monstre’ considerato che un indicatore regionale dice che i pazienti non dovrebbero permanere in pronto soccorso più di otto ore in attesa di ricovero. "Qui siamo a 24, 36, anche 48 ore", fanno sapere fonti interne al presidio di viale Boccaccio. Medici, infermieri e operatori socio sanitari viaggiano a ritmi infernali: fanno doppi turni, non hanno ferie, e naturalmente devono garantire il massimo dell’efficienza, cercando di curare al meglio i pazienti.

"Il punto – spiegano da dentro il presidio dell’emergenza urgenza – è che i pazienti che stazionano da noi dovrebbero essere presi in carico dalle degenze Covid e no Covid, che invece fanno i conti su quanto personale occorre per un paziente in più". Sembra, dunque, che all’interno dello stesso ospedale ci sia una evidente disparità rispetto ai carichi di lavoro. "Un medico in pronto soccorso deve gestire venti pazienti acuti, alle volte anche di tipo subintensivo-intensivo sparsi su barelle e corridoi, quando la mattina 2-3 colleghi gestiscono lo stesso numero di pazienti in un comodo e ordinato reparto di degenza", lamentano dalle ‘prime linee’. E ancora: "In un reparto di 24 letti non si può mettere un letto in più, dicendo che si mette a rischio la sicurezza del paziente, quando invece in pronto soccorso si può passare da cinquanta a cento pazienti con lo stesso personale". Chi racconta questo scenario non lo fa certo con lo scopo di creare frizioni tra colleghi, ma con l’obiettivo di migliorare il sistema affinché sia in grado di accogliere con celerità chi ha bisogno di cure. L’azienda, al momento, non ha fornito risposte concrete per rispondere all’emergenza dei pronto soccorso.

L’ultima operazione è stata quella di rivedere il modello organizzativo, che di fatto ricalca quello dei giorni festivi anche per i giorni feriali: al mattino sono presenti quattro medici, di pomeriggio cinque e nel turno notturno tre. In osservazione breve è invece previsto un medico al mattino e uno nel pomeriggio, ma non sempre presente. Il modello ‘standard’, quello applicato anche in era pre Covid, prevedeva sei medici la mattina, sei di pomeridiano e tre in quello di notte. Nell’osservazione breve erano presenti due medici la mattina e uno di pomeriggio. A conti fatti, il personale in turno è stato ridotto di quattro unità nelle 24 ore, passando da 18 a 14 medici. E le conseguenze di questi tagli oggi, purtroppo, sono più che evidenti.

Irene Puccioni