REDAZIONE EMPOLI

Servizi in appalto, è allarme "Sei ore in busta paga"

La Cgil denuncia la situazione di chi lavora nei settori mensa, trasporti scolastici e pulizie

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Sono 1500 in tutto l’Empolese Valdelsa, oltre l’80 per cento è rappresentato da donne, in alcuni casi si parla di lavoro esclusivamente al femminile. E’ il dato che riguarda il numero di persone impiegate negli appalti degli 11 Comuni dell’Unione, nei settori mensa, educazione, trasporti scolastici, pulizie, biblioteche e musei. Un numero che ormai supera i dipendenti pubblici diretti dalle stesse amministrazioni comunali, ad oggi circa mille. Ed ecco la prima stortura: nelle attività pubbliche i lavoratori esterni dei settori privati rappresentano decisamente la maggioranza. A denunciare la "situazione sempre più grave per la qualità del servizio e per i diritti di chi lavora negli appalti" è la Cgil che ieri, numeri alla mano, ha anticipato alcuni dei temi che saranno trattati nell’appuntamento pubblico di stasera. È fissato alle 17 di oggi al Circolo Il Progresso di Montelupo Fiorentino l’incontro dedicato, appunto, al tema degli appalti nei Comuni dell’Empolese Valdelsa. Tra gli invitati, i sindaci degli 11 Comuni. A parlare invece saranno loro, gli uomini e le donne "incastrate dal sistema degli appalti". "Sempre più servizi esternalizzati, si traducono in minore qualità. E soprattutto - rivendicano i sindacati - sempre meno diritti per i lavoratori e le lavoratrici. Con questa iniziativa intendiamo offrire proposte concrete per dare centralità al lavoro, a partire da quello più povero, precario e femminile".

Cgil chiede l’impegno concreto, dunque, delle amministrazioni per restituire dignità al lavoro negli appalti. "Si tratta quasi sempre di lavoro povero - ha spiegato Gianluca Lacoppola, coordinatore Cgil Empolese Valdelsa - La quasi totalità degli addetti si trova in una condizione di part time involontario. Mediamente i contratti non superano le 20 ore settimanali, gli stipendi medi mensili non superano i 6-700 euro. Ma esistono situazioni ancor più gravi, come ad esempio le 130 lavoratrici delle mense scolastiche dove la media oraria settimanale è intorno alle 10 ore, con stipendi che non arrivano a 500 euro". Per non parlare delle fasce orarie mal distribuite nell’arco della giornata. Il risultato? Un’organizzazione che rende la conciliazione tra tempi di vita e di lavoro praticamente impossibile. "Ancora una volta ritroviamo nei settori poveri, precari e frammentati prima di tutto lavoratrici" lamenta Lacoppola.

"Ci sono situazioni drammatiche - aggiunge Donatella Galgani di Filcams Firenze - Come quelle di chi si trova in busta paga 6 ore settimanali: questo non si può chiamare lavoro. Senza contare che nei periodi di chiusura delle scuole, non è previsto alcun contributo neppure simbolico. Come vivono questi cittadini che danno un servizio così importante per i loro Comuni?". Nei prossimi mesi, annunciano i sindacalisti, la stessa battaglia sarà portata avanti per i lavoratori negli appalti nel sanitario. "Servono risorse e investimenti - interviene Paolo Grasso, Funzione Pubblica Cgil - Il settore degli appalti è al collasso. Va visto come pezzo di un lavoro importante che deve essere valorizzato e tutelato. L’azione sindacale è costante, in più di un caso abbiamo portato a casa il risultato, segno che abbiamo ragione non solo dal punto di visto morale ed etico ma anche da quello giuridico. C’è il problema del sotto inquadramento da risolvere - prosegue Grasso - Prendiamo gli operatori degli asili nido, ai quali si chiede la laurea, continua formazione, crediti e titoli. Hanno la qualifica non il giusto inquadramento contrattuale. Non si può continuare a erogare servizi sulle spalle dei lavoratori".

Ylenia Cecchetti