
Sara Scimmi
Castelfiorentino (Firenze), 6 giugno 2019 - L’udienza si è svolta, ma per conoscere la decisione del giudice bisogna aspettare ancora. Ha preso tempo per comunicare la sua decisione in merito all’opposizione presentata dalla famiglia di Sara Scimmi, 19enne trovata senza vita in via Ciurini a Castelfiorentino la notte del 9 settembre di due anni fa.
Il padre Antonio, la madre Clementina e la sorella della giovane, Giulia, si sono opposti tramite i loro avvocati contro la richiesta di archiviazione relativa al secondo filone di indagini aperto in seguito alla morte della giovanissima. Un filone di indagini per omicidio volontario, sempre rimasto a carico di ignoti, avviato dopo un esposto presentato dalla famiglia tormentata dai dubbi sugli ultimi minuti di vita della loro amata Sara.
Una morte sulla quale a loro dire c'è da fare chiarezza. Sono convinti che al di là delle responsabilità a carico di Milko Morelli, camionista originario di Milano ma residente nel Pisano, a Santa Maria a Monte, rinviato a giudizio per omicidio stradale e fuga (prossima udienza l’8 ottobre ndr), ci sia dell’altro dietro alla tragedia che ha strappato alle loro braccia la giovane, impegnata nel servizio civile alla Misericordia di Castelfiorentino, suo paese natale e di residenza. Stando a quanto ricostruito dai carabinieri della Compagnia empolese coordinati dal pm Alessandra Falcone, Sara fu travolta dal mezzo pesante condotto da Morelli: il corpo senza vita venne notato da alcuni passanti alle 3.23 del mattino, a pochi chilometri dalla casa dove viveva e dove non è mai tornata. Sara era reduce da una serata in discoteca, quando venne travolta mentre si trovava sulla 429.
Secondo le indagini sarebbe arrivata sul luogo dell’incidente a piedi, ma la famiglia non è d’accordo e lo ribadisce fin dai primi momento del dramma. Lo si legge anche nell’opposizione presentata contro la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura fiorentina. Un’affermazione sostenuta da «motivi di natura caratteriale» e ancora di «natura oggettiva», come quelli legati a «la tempistica con la quale Sara avrebbe raggiunto a piedi il luogo del sinistro» o al fatto che «le telecamere non registrano alcun transito di pedoni» nei momenti chiave di quella notte di sangue e mistero. Zone d’ombre sulle quali, secondo la famiglia, è doveroso fare luce attraverso «un’investigazione suppletiva». Una posizione ora al vaglio del giudice.