CARLO BARONI
Cronaca

"Risparmi milionari ai danni dell’ambiente"

La ricostruzione della Dda: profitti illegali e terre avvelenate cedute a prezzo vile

C’era la consapevolezza, secondo gli inquirenti, che quell’utilizzo del keu non era consentito. Ma sul tavolo c’erano anche ingenti risparmi che la procura ha ricostruito vagliando la differenza dei costi che avrebbe sostenuto Aquarno se avesse inviato il rifiuto a un corretto smaltimento. Milioni. Invece andavano alla ditta Lerose e nascevano così le terre avvelenate dal keu per le quali, a vario titolo, la procura antimafia, chiede di mandare a processo 24 persone e sei società. Tra questi imprenditori di spicco, pezzi di storia del distretto della pelle e delle politiche del conciario. Ma anche esponenti politici. Secondo l’inchiesta le strade di vari interessi, a un certo punto, s’intrecciano.

Un rosario di reati quelli che, a vario titolo, vengono contestati agli indagati: associazione per delinquere finalizzata alle attività organizzate di traffico illecito di rifiuti e inquinamento ambientale, corruzione in materia elettorale e di indebita erogazione di fondi pubblici danni della pubblica amministrazione, falso e impedimento del controllo da parte degli organi amministrativi e giudiziari. Il tutto per il keu e il sistema che vi ruotava intorno e lo teneva in piedi. Keu finito a tonnellate in provincia di Pisa come nell’Empolese Valdelsa e in altri territori della Toscana. Anche nel cantiere della strada regionale 429, lotto 5, in località Brusciana, per opere di completamento di una variante stradale: un quantitativo di 8.670.43 tonnellate. Nella ricostruzione degli inquirenti si parla di plurimi conferimenti a prezzo vile o simbolico per circa 200 trasporti effettuati nel mese di marzo 2019. Terre contenenti keu, appunto, che, nell’impostazione della procura, significavano poi un illecito profitto per il titolare e i gestori dell’impianto Lerose – a cui veniva conferito il keu da Aquarno – che gli altri concorrenti nel reato, riconducibili al Consorzio Aquarno, contribuivano a far conseguire. Un ruolo strategico in tutta questa vicenda ce l’ha quindi la ditta Leorose, secondo la procura, con l’attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti.

Francesco Lerose, amministratore unico della società, peraltro, è ritenuto dagli inquirenti imprenditore vicino alla Cosca Grandi Aracri nelle cui casse, almeno in parte – ritiene la procura – sarebbero finiti illeciti profitti ricavati dalle proprie attività di gestione abusiva di rifiuti. Anche in ragione di questo, secondo l’accusa, avrebbe ottenuto occasioni di lavoro e opportunità anche in collaborazione con imprese riconducibili a cosche alleate. Un vaso di pandora, l’inchiesta Keu, scoperchiato dalla procura antimafia con un’indagine imponente e capillare, tra intercettazioni telefoniche choc, perquisizioni, analisi dei documenti, accertamenti fiscali e anche dichiarazioni dei collaboratori di giustizia sulla figura di Francesco Lerose e sulla cosca Grande Aracri.