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"Ormai non contratto neanche più" E la torrefazione è sempre più cara

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"Teniamo i prezzi invariati. In pratica ci accolliamo tutti i rincari che ci stanno arrivando addosso per tutelare i nostri clienti, ma andare avanti è dura se le cose non cambieranno". Angela Sesoldi, titolare della torrefazione Caffè Negro di Limite sull’Arno, ormai ha rinunciato a contrattare con i fornitori, a cercare di strappare i prezzi più bassi. "Prendiamo atto e andiamo avanti – dice quasi rassegnata -. E’ aumentato tutto, a partire dai chicchi di caffè. I problemi, innanzitutto, sono nei paesi di origine: in Brasile, che è quello che trascina la varietà Arabica, si è passati da gelate a periodi di siccità. L’incertezza sui raccolti aumenta la speculazione sul mercato. Nei paesi africani dove si produce la Robusta, invece, si deve fare i conti con l’instabilità dei governi e le guerre interne".

Altro problema è il trasporto, che fa alzare i costi. "I container che seguono la tratta della Cina restano spesso sopra le navi, non vengono fatti scendere a terra, perché sono stati alzati i noli dei porti. Il risultato è che il caffè non arriva e i magazzini in Italia sono vuoti". Caffè Negro tosta i chicchi e confeziona il caffè. "Anche gli imballaggi hanno registrato un aumento, sia quelli primari, sacchetti di plastica o in allumino, sia quelli secondari, ovvero i cartonati. Basti pensare che un sacchetto da un chilo è passato da 20 a 30 centesimi. Altri esempi: una scatola di cartone ci costa 50 centesimi, prima erano 40". Anche la capsula monodose ha subito il suo leggero rincaro, oltre un centesimo di aumento, che sui grandi numeri potrebbe non essere banale: ogni cento capsule si stima un incremento dei costi di 1,5 euro. E sono saliti pure i prezzi dei corrieri.