Omicidio in autostrada a Bologna: "L’ha ucciso con un cacciavite" . Scattano le manette per un 34enne

Accuse pesanti per un uomo residente a Castelfiorentino: oggi comparirà davanti al gip per la convalida

Omicidio in autostrada a Bologna: "L’ha ucciso con un cacciavite" . Scattano le manette per un 34enne

Omicidio in autostrada a Bologna: "L’ha ucciso con un cacciavite" . Scattano le manette per un 34enne

Se oggi deciderà di parlare con il giudice Salvatore Romito, Miri Gurra potrà chiarire cosa è successo, domenica mattina, nell’abitacolo della Renault Capture prima dello schianto in A13. Il 34enne albanese residente a Castelfiorentino, ma che nell’ultimo periodo si è trasferito a vivere a Eraclea, in provincia di Venezia, in attesa di terminare i lavori di restauro della sua casa in Valdelsa dove abita con la moglie e i figli, è detenuto alla Dozza nel reparto di Infermeria. Gurra, che è difeso dall’avvocato Simone Bilotta, è infatti accusato dell’omicidio dell’amico Ilir Dervashi, 47 anni, colpito con più fendenti, inferti probabilmente con un cacciavite, all’addome. Per domani la pm Michela Guidi ha disposto il conferimento dell’incarico per l’autopsia su Dervashi, per definire esattamente le cause della morte. Il punto è capire se siano stati esclusivamente i colpi inferti a causare il decesso o se abbia contribuito anche l’incidente.

Dervashi viveva da vent’anni proprio a Eraclea, in provincia di Venezia, con la moglie Silvana e i due figli, di 16 e 9 anni. Discreto, riservato, dopo un passato sporcato da piccoli precedenti, da anni aveva dedicato la sua vita alla famiglia e al lavoro. Era stato impiegato come muratore e manutentore; era un capace elettricista e nell’ultimo periodo aveva lavorato anche per una ditta di trasporti. Lo stesso mestiere di Gurra, che trasporta le bevande destinate ai distributori automatici. Domenica i due erano probabilmente diretti in Toscana quando Miri ha aggredito Ilir, colpendolo, stando a quanto ipotizzano gli inquirenti, al culmine di una discussione. Scatenata da cosa, ancora non è chiaro. E proprio nelle fasi concitate dell’aggressione l’indagato avrebbe perso il controllo dell’auto, finendo per tamponare la macchina che li precedeva e uscendo di strada. All’arrivo dei primi soccorritori in A13, le ferite del 47enne sono apparse subito anomale. Non compatibili con i traumi dovuti all’incidente. Ma Miri, che guidava ed è rimasto illeso, non ha aperto più bocca. Né con i poliziotti di Polstrada e Squadra mobile, né con la pm Guidi. "Dopo l’arresto il mio assistito era molto agitato e provato – ha detto l’avvocato Bilotta – e non ha risposto alle domande del pm. Al momento non posso dire nient’altro, aspettiamo anche l’autopsia".

Nel paese veneto, intanto, c’è sgomento: Dervashi era molto conosciuto tra i membri della nutrita comunità albanese e nell’ambiente dell’edilizia, dove aveva a lungo lavorato. Nella casa di via Boccaccio, che l’uomo aveva costruito con fatica pezzo per pezzo, è un via vai di amici distrutti. Avrebbero voluto porgere le condoglianze alla moglie, ma la donna ieri era ancora a Bologna, per il riconoscimento della salma e per essere ascoltata dalla polizia. E ora, in via Boccaccio, c’è solo silenzio.

Nicoletta Tempera