TOMMASO CARMIGNANI
Cronaca

Muore per l’infarto non diagnosticato: risarcimento da mezzo milione

Il caso risale al 2020, in piena pandemia: l’uomo si presentò al San Giuseppe con un attacco cardiaco

Ospedale (Foto di repertorio)

Empoli, 5 febbraio 2023 - Una diagnosi tardiva, spesso, può causare guai seri. In questo caso addirittura la morte. E così l’Asl Toscana Centro dovrà adesso risarcire i familiari di un paziente deceduto nel 2020 a causa di un infarto del miocardio. Un problema che i sanitari del San Giuseppe non erano riusciti a identificare con tempestività, causando il decesso dell’uomo le cui generalità non sono però state diffuse nella delibera con la quale l’azienda accetta il pagamento di 496mila euro a saldo, stralcio e totale soddisfazione di ogni pretesa delle parti istanti. In altre parole, quasi 500mila euro che certamente non riporteranno in vita il paziente, un uomo residente nell’Empolese, ma che in qualche modo sembrano rendere giustizia ai familiari che per diversi mesi si sono battuti alla ricerca della verità, convinti fin da subito che qualche cosa non avesse funzionato nella lunga catena di eventi che ha portato alla morte del loro caro.

I fatti , come accennato, risalgono al 2020, quando gli ospedali erano sotto pressione a causa del Covid. I primi casi, a marzo, cominciarono infatti a interessare anche il San Giuseppe, costretto ad aprire appositi reparti dedicati alla gestione dell’emergenza, compresa la terapia intensiva. E’ stato in tutto quel trambusto che l’uomo si è presentato in ospedale con sintomi riconducibili a un attacco cardiaco. Difficile capire cosa non abbia funzionato in quei momenti, fatto sta che il paziente è deceduto. E così i parenti, nel maggio del 2021, hanno richiesto il risarcimento dei danni asseritamente provocati da una presunta responsabilità aziendale. La richiesta, come avviene ormai da qualche anno, è rientrata nel sistema di gestione diretta del rischio per responsabilità civile. Espletata quindi la necessaria istruttoria, in seguito alle valutazioni espresse dal Comitato Gestione Sinistri nelle sedute del 19 gennaio e del 13 luglio dello scorso anno, è stata valutata l’opportunità e la legittimità di risarcire il danno lamentato, sulla base di una valutazione effettuata alla luce delle tabelle previste dalla vigente normativa e corrente giurisprudenza.

In poche parole, l’azienda ha optato per la soluzione conciliativa ritenendo che una più tempestiva diagnosi avrebbe limitato le conseguenze al paziente e quindi probabilmente la morte. Nel corso delle trattative stragiudiziali, è emersa quindi la possibilità di definire la lite mediante il pagamento della somma di 496mila euro a saldo e stralcio della posizione dell’azienda sanitaria. Somma che verrà reperita pescando all’interno del bilancio 2023. Non è la prima volta che l’Asl si trova costretta a rimborsare dei pazienti per degli errori. Sempre nel 2020 una persona alla quale un ritardo diagnostico aveva provocato danni permanenti si è vista corrispondere 650mila euro. Il soggetto, in base alla ricostruzione del suo excursus sanitario, era rimasto vittima di un infortunio e a seguito di un trauma cranico aveva riportato un ematoma subdurale, ovvero un versamento di sangue nella zona delle meningi. Il non aver tempestivamente individuato il problema aveva provocato successivamente dei danni importanti al paziente, tanto da far partire una richiesta di risarcimento. In questo caso, però, le cose sono andate peggio, perché la non tempestiva diagnosi dell’infarto ha portato addirittura alla morte.