
Marco Cardone del Comitato Trasparenza per Empoli ha annunciato la nascita del Comitato per il Sì al referendum Multiutility (Foto archivio Gasperini/Germogli)
Un’occasione di risparmio e partecipazione gettata al vento. Così il Comitato Trasparenza per Empoli giudica la mancata convocazione da parte del Comune di Empoli del referendum comunale sulla Multiutility nella prima finestra utile, ossia i referendum nazionali dell’8 e 9 giugno. "Una mancanza di risposta grave da parte dell’amministrazione di fronte a una richiesta legittima e popolare, come dimostrano le oltre quattromila firma raccolte per chiedere il voto sul futuro dei servizi pubblici locali – tuona Marco Cardone –. Adesso chiediamo con forza che il referendum venga accorpato alle prossime elezioni regionali (probabilmente a ottobre, ndr). Questa soluzione permetterebbe di risparmiare denaro pubblico evitando di allestire seggi e personale per un’altra data ad hoc e al contempo favorirebbe la partecipazione popolare, sfruttando l’afflusso già previsto per le Regionali".
È in quest’ottica che nasce il Comitato per il sì al referendum, che sta già lavorando ad una serie di iniziativa in tutta Empoli. Accorpare il referendum comunale alle elezioni regionali è possibile, lo stabilisce tanto la legge quanto lo statuto comunale (è incompatibile solo con le elezioni amministrative come successo lo scorso anno o quelle circoscrizionali), così come sarebbe ancora possibile farlo a livello di tempistiche. "Ora l’ostacolo è il regolamento degli istituti di partecipazione, che però deve essere in ogni caso cambiato dal momento che a marzo 2024 è stato modificato lo statuto comunale, che è andato a cambiare anche importati parametri – spiega Tiberio Tanzini –. Noi abbiamo elaborato un progetto già pronto che saremo pronti a presentare in consiglio, ci sarebbe solo da discuterne ed essere pronti per approvarlo verso giugno o luglio".
Secondo Trasparenza per Empoli, sebbene nei mesi scorsi sia arrivato il ’no’ alla quotazione in Borsa, la direzione resta quella. "Qualcuno magari non se ne rende conto – insiste Cardone –, chi ha fatto delle promesse elettorali probabilmente le manterrà, ma ciò non vuol dire che non lasci la possibilità a chi verrà dopo di lui di trovare tutto apparecchiato per fare la quotazione. Senza di questa il referendum non ha significato? Non siamo d’accordo perché noi chiediamo soprattutto che i Comuni tornino in possesso delle quote. La soluzione sarebbe una gestione in house dei servizi pubblici essenziali (acqua, rifiuti, energia), senza l’obbligo di gare d’appalto con il rischio di perdere la gestione".
Simone Cioni