Maura e l’asteroide per ricordare l’eccidio: "Così ho voluto omaggiare le 560 vittime"

Grazie a Tombelli un corpo celeste si chiama ’18431 Stazzema’: "Come fare un regalo a mio babbo, c’era sempre alle manifestazioni"

Maura e l’asteroide per ricordare l’eccidio: "Così ho voluto omaggiare le 560 vittime"

Maura Tombelli, direttrice dell’osservatorio Beppe Forti (Gasperini/FotoGermogli)

Ottant’anni dall’eccidio nazifascista di Sant’Anna di Stazzema. Ora c’è a anche un asteroide a tenere alta in cielo la memoria del dolore. Nome in codice ’18431 Stazzema’, corpo celeste scoperto da Maura Tombelli, astronoma non professionista e direttrice dell’Osservatorio astronomico di Montelupo Fiorentino Beppe Forti.

Come è nata l’idea?

"Ho sempre pensato alla dedica a Stazzema. Il mio babbo ha avuto un compagno di armi di Querceta (Seravezza). A ogni manifestazione, era presente. Non raccontava granché ma con questo amico del cuore ci teneva a condividere la tragedia. Nel ’94 ho scoperto l’asteroide e diversi anni fa quando Mario Di Martino, astronomo di Torino, mi ha chiesto di omaggiare Sant’Anna, ho detto subito sì. È stato come fare un regalo al mio babbo".

Ogni asteroide scoperto è un prolungamento di sè, ma allo stesso tempo, come dice sempre lei, il cielo è di tutti. C’è un messaggio dietro a questa intitolazione?

"Penso alle 560 vittime dell’eccidio e, come detto, al mio babbo, colui da cui è partita tutta la mia storia. Avevo solo 4 anni quando mi portò a vedere per la prima volta le stelle cadenti".

Ha altre intitolazioni in serbo? "Eccome, ci sto lavorando. Le ho scritte a mano su un quaderno. Nessun grande nome, tutte persone umili che mi hanno aiutato nella costruzione dell’Osservatorio, che sono state l’anima di questa impresa e a cui devo un favore. Era una promessa e verranno beneficiati".

Torniamo alla notte di San Lorenzo, per lei è sempre un po’ speciale…

"Quest’anno siamo stati impegnati per 4 serate da sold out. Ne abbiamo viste di stelle cadenti. La più grossa però ci è sfuggita, è stata registrata alle 3 di notte dalla nostra camera".

Come se lo spiega il successo, l’incremento delle visite?

"C’è una grande richiesta di cielo negli ultimi tempi. Sono i bambini che chiedono ai genitori di essere accompagnati. Facciamo divulgazione e ricerca, i piccoli toccano con mano, non ascoltano solo la novellina delle costellazioni. Diamo risposte. Cos’è una cometa? Quanto può essere pericoloso un asteroide per la terra?".

E i più anziani?

"Vengono con i nipoti, fanno finta che non gli interessi: sembra che chi guarda le stelle sia solo un sognatore. Invece poi restano e ascoltano, si rendono conto che è bene stare coi piedi per terra, ma concedersi un sogno non fa male a nessuno ogni tanto. Quando i nonni fanno domande e mostrano interesse è sempre una conquista".

C’è un desiderio che ha espresso?

"Le stelle cadenti evocano sempre un desiderio da realizzare: il mio più grande, con la nascita dell’Osservatorio, è stato esaudito. Speravo nella continuità e ormai non c’è dubbio. Ci sono alcuni giovani pronti a prenderne le redini quando io non potrò più occuparmene. Incito i bambini a sognare ma a non pensare che siano le stelle a realizzare il tutto: bisogna soffiarci sopra ai desideri. Se vuoi qualcosa la ottieni col sacrificio".

Il 13 agosto c’è stato il secondo anniversario della morte di Piero Angela, padrino del Beppe Forti. Come lo ha vissuto?

"Ci manca. Mi si attorciglia lo stomaco a pensare di esser stata presente ai funerali al Campidoglio col gonfalone di Montelupo. E’ come averlo salutato con un arrivederci, non è stato un addio. Lui e Margherita Hack, sono i miei mentori. Ah, posso tornare all’argomento desideri?".

Dica...

"C’è già il permesso ottenuto per intitolare la strada del Beppe Forti al nostro Piero. C’è da risistemarla, mi auguro di poterci riuscire entro la primavera. Inviteremo volentieri Alberto Angela".

Ylenia Cecchetti