REDAZIONE EMPOLI

Lettere d’amicizia di mamme in quarantena

E’ un libro la storia di Giovanna Carboni che, grazie alla pandemia, ha conosciuto Camilla Tommasi, come lei rimasta priva di un figlio

"Parlo di lui e provo a vedere il bello nelle piccole cose: ai miei affetti cerco di dare sempre il meglio di me, senza sprecare tempo, per lasciare il segno proprio come ha fatto il mio Mauro". E’ un fiume in piena Giovanna Carboni, sorriso contagioso e grande energia nonostante la perdita del suo ragazzo, Mauro Cordeschi, scomparso nel giorno del suo compleanno, il 27 ottobre di tre anni fa. L’esistenza di mamma Giovanna è cambiata. "E’ come vivere a metà, ma non bisogna arrendersi e, nel mio percorso, la scrittura si è rivelata una preziosa alleata", racconta arrivando al punto, anzi al libro. Curato dalla giornalista Gaia Simonetti, si intitola ‘Il filo sottile del coraggio’ e raccoglie il dialogo durante la quarantena di due mamme accomunate dalla perdita di un figlio: la cerretese Giovanna e la padovana Camilla Tommasi.

Come è nata questa corrispondenza?

"In occasione del primo libro al quale ho collaborato, ‘Lettere senza confini’, ho conosciuto la giornalista Gaia Simonetti, per me un’amica, una sorella. Proprio lei mi ha contattata per sapere se mi andava di scrivere a Camilla per raccontarle di me, di come stavo vivendo la pandemia. Ho subito accettato".

Perché questa voglia di dialogare con una sconosciuta?

"Parlare di Mauro è un aiuto. Mi rapporto soprattutto con genitori colpiti da lutti come il mio: Camilla ha perso un figlio per una malattia, aveva appena 13 anni. La condivisione è per me un modo per andare avanti. L’unico".

Come è cambiata la sua vita da quel giorno?

"Quella sera, per la prima volta, Mauro aveva deciso di aspettare la mezzanotte, il giorno del suo compleanno, con gli amici, fuori. Compiva 28 anni. Sono andata a letto tranquilla, mai avrei immaginato quell’incidente, a Fucecchio. Poi alle 4 del mattino, quando i carabinieri sono arrivati a casa, ho capito che era successo qualcosa".

Mauro era stato trasportato a Careggi.

"Sono corsa là, mentre in testa scorreva ogni momento della sua vita. Gli ho messo una mano sul petto e ho sentito che non c’era più. Alle 13 mi hanno comunicato la morte cerebrale e chiesto che cosa volevamo fare, spiegandoci della possibilità di donare gli organi. Lui era un generoso: ho detto di sì, pensando di avere l’occasione di fare qualcosa di bello nel momento più drammatico della mia vita". La morte di un figlio è un dolore infinito.

"Avevo il dolore dentro e non riuscivo a liberarmene. E la scrittura del primo libro, uscito nel 2018, è stata terapeutica: quando la sofferenza la metti nero su bianco sei costretto a prenderne atto".

Con Camilla, quando la prima lettera?

"Il 10 maggio, festa della mamma. Le ho scritto io, le ho raccontato la mia vita. All’inizio era più chiusa, poi si è aperta: è nato un bellissimo legame. A fine lockdown è venuta a trovarmi, l’ho portata sul quad di Mauro in Padule. Ci siamo abbracciate con emozione".

Altri libri all’orizzonte?

"Il mio scopo è parlare di mio figlio al mondo. Spero di poter conoscere chi ha ricevuto i suoi organi e di riuscire a fargli intitolare, in quanto donatore di vita, la piazzetta dietro alle scuole di Stabbia. Lì è cresciuto, mi diceva ‘mamma, vado al campino’ e usciva di casa".

Samanta Panelli