SAMANTA PANELLI
Cronaca

Le sorelle Falco: perdonare Tuti? «Non ci poniamo il problema...»

Parlano le figlie del brigadiere ucciso 41 anni fa dall’ex terrorista nero

La commemorazione di Falco e Ceravolo. Foto Gianni Nucci/Germogli

Empoli, 28 gennaio 2016 - «Le vittime non si oltraggiano chiedendo perdono, ma togliendo loro la possibilità di avere un futuro». Nessuna esitazione nelle parole di Franca, Gabriella e Anna, tre sorelle il cui cognome - Falco - parla di storia e anni di piombo. Il loro padre, il brigadiere della polizia Leonardo Falco, di quegli anni e di quei fatti è stato una vittima. Era il 24 gennaio 1975 quando cadde sotto i colpi esplosi dal terrorista ‘nero’ Mario Tuti. A Empoli nella casa del ‘geometra di Comune’ rivelatosi assassino, nel corso di un banale controllo divenuto trappola mortale anche per l’appuntato Giovanni Ceravolo, con il collega Arturo Rocca gravemente ferito. Il 24 gennaio è una data difficile da archiviare per le tre sorelle, all’epoca poco più che ragazzine: Franca aveva 22 anni, Gabriella due di meno, Anna era appena 15enne.

Un ricordo celebrato due giorni fa. «Le commemorazioni 41 anni dopo i fatti mi sembrano una speculazione», il commento di Mario Tuti, intervistato ieri da La Nazione. Cosa ne pensate? «Non capiamo cosa significhi ‘speculazione’ in questo contesto. Crediamo che la memoria dei fatti sia fondamentale per comprendere il presente, ma c’è bisogno di raccontarli distinguendo tra chi aveva ideali di violenza e morte e chi credeva nella legalità. Ci ha fatto molto piacere la presenza degli studenti: è fondamentale che i giovani sentano che quello che siamo oggi non dipende solo da noi, ma ci è stato regalato da molti che prima di noi hanno creduto nella democrazia».

Tuti dice che il perdono si dà e non si chiede. Avete perdonato? «Pensiamo che le vittime non si oltraggino chiedendo perdono, ma togliendo loro la possibilità di avere un futuro. Non proviamo odio né rancore e siamo convinte che la giustizia abbia fatto il suo corso. Non ci poniamo il problema del perdono. Semmai ci sembra fuori luogo commemorare insieme alle vittime anche chi ha commesso il reato».

Avete scelto di aprire il portale www.falcoeceravolo.it: da dove è nata l’esigenza? «La realizzazione del sito è legata alla necessità di precisare alcuni aspetti della vicenda che secondo noi venivano travisati e distorti. E anche alla necessità di ricollocare l’episodio in un contesto nazionale». Empoli e i suoi eroi. Quanto avvenuto il 24 gennaio 1975 è un fatto della storia locale e italiana: secondo voi è stato riconosciuto come tale? «Nostro padre e i suoi colleghi non sono eroi. Erano persone comuni che credevano nel loro lavoro e che hanno fatto il loro dovere. Alcuni episodi della nostra storia locale, tra i quali quello del 24 gennaio 1975, sono poco conosciuti: occorrerebbe programmare una serie di iniziative per informare i cittadini su tutto ciò che è accaduto nel nostro territorio soprattutto nel passato recente. Ci sentiamo di ringraziare i rappresentanti della polizia che ancora vogliono ricordare, la dirigente del Ferraris-Brunelleschi e tutte le persone che ogni anno sentono la necessità di partecipare alla commemorazione».