
L’azienda Falorni sbarca in Iraq . Al lavoro per una maxi vetreria
Empoli, 31 maggio 2024 – Il settore del vetro non è ancora morto, anche se in città è protagonista di una vita stentata. Chiaramente facendo riferimento ai tempi d’oro, quando il panorama di Empoli era affollato di ciminiere, quei ‘pezzi’ d’impresa che segnalavano la presenza di una vetreria.
Adesso, a parte le seconde lavorazioni, prevalentemente artigianali, che impreziosiscono i pezzi che escono dai forni, abbiamo soltanto, comunque non poco, lo stabilimento del gruppo Zignago al Castelluccio nel comparto del cavo meccanico (contenitori in vetro) e la cristalleria Nuova Cev (articoli in cristallo, il parente nobile del vetro).
Di vetrerie artistiche stiamo perdendo la memoria. Un quadro non entusiasmante, che però riesce a vivacizzarsi grazie all’opera di alcune imprese che un tempo erano di servizio alle aziende produttrici, come la Falorni Gianfranco Srl (28 dipendenti), che ha sede in viale IV Novembre, a un tiro di schioppo dalla stazione ferroviaria. La società, che è nata nel 1958, dopo aver iniziato con la fornitura alle vetrerie di materiali refrattari, quelli che servivano per la costruzione dei forni fusori, che devono essere sempre accesi: infatti, nelle vetrerie si lavora a ciclo continuo, o comunque il forno resta sempre acceso.
Le aziende non si fermano, se vogliono crescere, e così, la Falorni è arrivata a proporre la progettazione e l’installazione di fabbriche per la produzione del vetro cavo meccanico, anche all’estero, mentre con la Falorni Tech si occupa di realizzare vetrerie artistiche, meglio se impianti grandi, come fa notare Riccardo Scarselli, direttore generale della società.
"Noi veniamo dall’artistico – chiarisce il manager – e, ad esempio, siamo fornitori di Baccarat. Certo, il mercato del vetro artistico si è ridotto: tanto per capirsi, da un po’ di anni a questa parte sono diminuite le esigenze per cui nelle case ci doveva essere il servito buono. E così anche noi ci siamo adeguati. Oggi guardiamo molto al cavo meccanico per cui possiamo offrire, tra l’altro, la tecnologia per la fusione, la combustione e il condizionamento del vetro. Quindi, spaziamo da impianti da 75 chilogrammi di vetro al giorno, per esempio nelle vetrerie di Murano, fino a raggiungere, nel cavo meccanico, le 500 tonnellate al giorno".
E così, dopo aver realizzato una grande vetreria nel Qatar l’anno scorso, adesso la Falorni è in pista per un altro maxi intervento da realizzare nella stessa area geografica, il Medio oriente. Per la precisione in Iraq, dove si sta per dare corpo a un progetto di Sace, la società che garantisce (è un’assicurazione pubblica del ministero dell’Economia e delle Finanze, specializzata nel sostegno alle imprese) gli interventi economici all’estero. L’accordo di partenza, in cui la Falorni è la sola impresa toscana presente, ‘vale’ un miliardo di euro e risale al 2023, appunto.
"Noi – spiega Scarselli - siamo già presenti nel grande Paese arabo che confina con l’Iran. Per dare il via al progetto c’era da trovare l’investitore giusto: la nuova fabbrica ha un costo di 150 milioni di euro. E si opera in una nazione che non ha vetrerie. Intanto ci vuole tempo e i costi corrono. Da qualche settimana abbiamo firmato i protocolli d’intesa con la società irakena Al Masa, che fa parte di una holding finanziaria, per un’impresa che produrrà 500 tonnellate al giorno di vetro. In questo quadro la Sace è il tramite per disporre della liquidità necessaria. I lavori sono previsti nel 2025-26 e la vetreria dovrebbe iniziare a produrre a fine 2026 o all’inizio del 2027".
L’azienda empolese si dice molto soddisfatta "perché cresciamo dove siamo nati", perché le conoscenze e l’esperienza sono quelle accumulate a partire da tanti anni fa, quando la Falorni nacque all’interno di quella che era stata una delle più importanti vetrerie empolesi: la Cesa di viale IV Novembre. Ma crescere significa anche disporre di personale qualificato. Per questo alla Falorni cercano nuove figure, a partire dagli ingegneri di impianti elettrici.