
Paolo Pieri aveva appena 23 anni quando morì sulla posta di Vallelunga
Empoli, 1 giugno 2019 - L’amicizia che non ha età. Che non conosce le rughe del tempo e neppure il confine invalicabile della morte. Una ghigliottina tra il vivere e il morire che non ha spezzato il legame forte che c’era tra Franco Falaschi e Paolo Pieri. Quest’ultimo, cerretese, ogni anno da mezzo secolo, il 31 maggio, omaggia l’amico che non c’è più. Quel giovane, con la passione per le auto e i motori, strappato alla vita alla terza prova della prima corsa alla quale avrebbe dovuto partecipare. All’autodromo di Vallelunga, provincia di Roma. Era il 31 maggio del 1969.
Una tragedia indimenticata per la gemella di Franco, Mirella, e per la sorella Erica, alle prese con un ricordo che puntuale torna ad aprire una ferita ancora oggi dolorosa, nonostante i cinquant’anni trascorsi dall’addio al fratello «con il grande sogno di diventare un pilota – ricordano con emozione –. A lui va il nostro pensiero ogni giorno anche se la nostra vita insieme è finita quando aveva soltanto 23 anni». La voglia di ricordare quel giovane dall’aspetto delizioso e dal sorriso pulito non è certo venuta meno. Anzi si accompagna a un forte desiderio, «quello di ringraziare Paolo Pieri per l’affetto dimostrato nei confronti di Franco e della nostra famiglia: tutti gli anni, il 31 maggio, insieme a mia sorella Mirella – spiega Erica –. Va al cimitero di Marcignana dove Franco è sepolto e depone un mazzo di fiori per omaggiarlo. Ecco, ci teniamo a dirgli grazie con tutto il cuore». A Vallelunga, al momento del fatale incidente, Franco era da solo. «Il 2 giugno – spiegano ancora le sorelle – in occasione della gara avrebbe dovuto raggiungerlo proprio il suo amico Paolo». Impossibile arrendersi alla ferocia del destino per il giovane empolese, impiegato all’Enel di Pistoia, a tal punto amante delle corse da acquistare la macchina da solo, visto il no del padre Azelio, fattore a Calappiano.
Franco comprò comunque una 850 De Sanctis, si iscrisse alla scuderia Sant’Andrea e ottenne la licenza di pilota. Al volante, il venerdì mattina, partì da Empoli direzione Lazio. Una volta a destinazione, chiamò più volte i familiari per tranquillizzarli. Venne il giorno delle prove. La prima lo vide affrontare le curve in maniera assai ‘azzardata’, come riportato in un articolo de La Nazione di allora. Chi era più esperto di lui gli consigliò di essere più prudente e così fu nella seconda prova. Ma il tempo ottenuto non soddisfaceva Falaschi: voleva strappare una buona posizione alla griglia di partenza. Così affrontò la terza prova con un piglio differente. Ma qualcosa andò storto: nell’affrontare una curva, la piccola vettura sbandò, si ribaltò. Il 23enne, mai dimenticato da amici e parenti, morì sul colpo.