L’abbigliamento è ancora in crisi. In fumo 158 milioni in nove mesi

Il monitor dei distretti elaborato dalla direzione studi e ricerche Intesa Sanpaolo: male anche pelle e calzature

L’abbigliamento è ancora in crisi. In fumo 158 milioni in nove mesi

L’abbigliamento è ancora in crisi. In fumo 158 milioni in nove mesi

di Carlo Baroni

Resta critica la situazione per il settore dell’abbigliamento a Empoli (-158,1 milioni; -7,8%) il cui quadrp complessivo anche sul quorum delle esportazioni toscane del sistema moda nel quale i distretti tradizionali e i poli tecnologici si confermano, comunque, trainanti per l’economia. È quanto emerge dal monitor dei distretti della Toscana, elaborato dalla direzione studi e ricerche Intesa Sanpaolo che ha messo sotto la lente l’andamento dei primi nove mesi del 2023. L’analisi mostra come a partire dal secondo trimestre si sia registrato un rallentamento nelle esportazioni che si è acuito nel periodo luglio-settembre quando si è fatto sentire forte il rimbalzo dei prezzi, l’aumento del costo delle materie prime, e un quadro internazionale di tensioni geopolitiche che si sono riverberate sui mercati inducendo anche le case di moda a tirare il freno.

Ma non c’è solo l’abbigliamento – storico comparto empolese – a subire rallentamenti. Una quota rilevante della riduzione nelle esportazioni è legata all’andamento del distretto della pelletteria e calzature di Firenze che si è attestato a 4,6 miliardi di euro (-10,7%): anche questo un settore legato a doppio filo sia all’area empolese, nel manifatturiero, come lo è anche il Valdarno, vocato alla pelle e al cuoio. Infatti la conceria e le calzature del distretto di Santa Croce – che hanno un centro rilevante a Fucecchio –, segnano -8,8%. Il distretto, si legge nel report, ha mostrato una contrazione nelle vendite verso gli Stati Uniti (-24,4%) e Hong Kong (-23,2%), solo in parte compensata dalle maggiori esportazioni verso la Francia, che rappresenta il primo mercato di sbocco (+13,5%).

Il mondo della scarpa e quello della moda in pelle, in generale, fanno i conti – e il trend è sbarcato anche nel 2024 – con una crisi partita alla fine del 2022 quando i segnali iniziarono a non essere buoni: poi l’inflazione a due cifre, i forti rincari di gas, energia, prodotti chimici. Un’amplificazione dei costi che ha creato difficoltà. Il settore sconta, a dire il vero, anche l’euforia del post Covid a cui fece seguito una sovrapproduzione che poi non ha trovato i riscontri nelle previsioni di vendita. Di conseguenza le aziende si sono trovate con i magazzini pieni di prodotto finito, maggiori costi e un mercato molto instabile.

Bene, invece, la filiera agro-alimentare che realizza una crescita nei primi nove mesi del 2023 dell’1,6%. Spicca in positivo il distretto dell’olio toscano – nell’Empolese Valdelsa c’è una forte vocazione al settore olivicolo – che con 692 milioni di euro di esportazioni registra una crescita del +11,6%; oltre alla crescita nel mercato americano, è necessario evidenziare, l’importante incremento nelle esportazioni verso la Spagna, probabilmente legato al forte calo nella produzione della campagna precedente.

Le attese per il 2024? Non sono così brillanti come l’ultimo biennio e l’export potrà riportarsi su un sentiero di crescita a partire dalla seconda metà dell’anno quanto l’attenuazione dell’inflazione libererà potere d’acquisto a favore dei consumi. "I distretti della Toscana confermano anche nel 2023 una buona tenuta, grazie alla loro elevata competitività e alla qualità distintiva delle produzioni", commenta Tito Nocentini, direttore regionale Toscana e Umbria Intesa Sanpaolo. Nei prossimi giorni ci saranno importanti appuntamenti fieristici, specie per la moda (Lineapelle, Micam e Mipel). E daranno le prime indicazioni.