
La strage di Bologna e il caso Fresu Torna in aula uno degli ex terroristi Al via il processo di secondo grado
Il 19 aprile si riapre il caso Fresu. A Bologna, si avvia il processo di secondo grado all’ex Nar Gilberto Cavallini, condannato all’ergastolo per concorso nella strage alla stazione del 2 agosto 1980 (85 morti, oltre 200 feriti). Tra le vittime, la giovane montespertolese Maria Fresu con la sua piccola figlia Angela di soli 3 anni, e l’amica Verdiana Bivona (22 anni) di Castelfiorentino. Maria aveva 23 anni. I resti riesumati, ai fini del processo, nella sua tomba di Montespertoli nella primavera del 2019 non sarebbero i suoi: l’aveva ‘detto’ l’esame del Dna. Alcuni di quei pochi resti sarebbero tuttavia tornati nella sepoltura, parte sarebbero ancora a disposizione dell’autorità giudiziaria. Alla figlia Angela, il Comune ha assegnato la sepoltura perpetua, in quanto vittima di eventi epocali della Storia. L’avrebbe fatto anche con Maria però la faccenda è chiaramente, ad oggi, sospesa. Il mistero difatti non si è diradato. Di chi sono quei resti?
La domanda tornerà, puntuale, ad aleggiare in Appello dal 19 aprile. Gilberto Cavallini, difeso in primo grado dagli avvocati Gabriele Bordoni e Alessandro Pellegrini, ha concluso il processo il 9 gennaio 2020 e le motivazioni della condanna, composte da oltre duemila pagine, sono state depositate un anno dopo. Cavallini è accusato, nello specifico, di essere il quarto uomo dell’attentato del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna, in concorso con gli altri Nar già condannati in via definitiva, Giuseppe Valerio Fioravanti, Francesca Mambro, Luigi Ciavardini. Si aspetterebbe poi il processo d’appello a Paolo Bellini, ex Avanguardia Nazionale, anch’egli accusato di aver preso parte alla strage. Con iniziative della giunta, l’amministrazione di Montespertoli, in questi anni di processi e ormai a quasi 43 anni di distanza dal terrificante attentato terroristico, ha sempre ribadito la necessità di giungere ad una verità piena, anche giudiziaria, in aiuto morale ai familiari delle vittime. Il sindaco Alessio Mugnaini non aveva escluso la possibilità di costituirsi parte civile in appoggio ai familiari. Poi però questa cosa non si è materializzata. Tuttavia, già l’atto della giunta sulla sepoltura perpetua almeno di Angela (ed il non-pagamento della lampada votiva visto che non sappiamo se quella assegnata 43 anni fa è la tomba di Maria) è stato un segnale ben preciso.
Andrea Ciappi