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La pelletteria e la crisi. Verso le prime fiere: "Frenata per l’export"

Ecco il report del Centro Studi di Confindustria Moda per Assopellettieri. Attesa una rapida ripartenza solo dalla seconda metà del 2024.

La pelletteria e la crisi. Verso le prime fiere: "Frenata per l’export"

L’acuirsi delle tensioni geopolitiche (col nuovo fronte mediorientale), il raffreddamento del ciclo economico in molte aree (l’Eurozona ad esempio, Germania in particolare, e la Cina), e la stagnazione della domanda interna. Il quadro resta complesso per la pelletteria che, secondo i dati, ha gli occhi puntati su una rapida ripartenza dalla seconda metà del 2024. E’ quanto emerge dal quadro elaborato dal Centro Studi di Confindustria Moda per Assopellettieri anche in vista dei prossimi appuntamenti strategici per il settore che è rilevante per Fucecchio ed il Comprensorio della conceria: Mipel Lab New York che torna al Metropolitan Pavilion di Manhattan dal 31 gennaio all’1 febbraio ed è un momento strategico per mettere in contatto l’eccellenza della produzione italiana con i brand americani; a seguire Mipel 125 dal 18 al 21 febbraio, in contemporanea con le altre fiere Moda del polo milanese. Il settore – si legge nella nota di Assopellettieri guidata da Claudia Sequi – ha sofferto una gelata autunnale per le vendite estero, con attività produttiva fortemente rallentata. Resta positivo nei primi 9 mesi, grazie all’inizio d’anno brillante, l’andamento in valore dell’export, ma la crescita si riduce a un moderato +2,2%, con timori di azzeramento a consuntivo. Tra i mercati oltreconfine, crollano i flussi verso la Svizzera (-42,5% in valore) – tradizionale hub logistico delle grandi griffe i – verosimilmente per un cambio nelle politiche di distribuzione delle stesse a favore di spedizioni dirette nelle destinazioni finali.

Anche per questo motivo, pochi sono i paesi, nella top20, che presentano una flessione: oltre alla Svizzera, solo Sud Corea e Canada (entrambi -10,2%). Bene invece – secondo il report – la Francia (+21,3% in valore), che si conferma la principale destinazione con una quota salita al 16,4% del totale, ed il Far East. Rimbalzo in Russia e Ucraina (ma flussi ancora inferiori a quelli 2021 pre-guerra) e crescita del +36,2% negli Emirati Arabi. Limitato ad un +6% l’incremento delle vendite negli Usa, che nel terzo trimestre hanno subìto una contrazione del -5,3%. Sul versante nazionale, la domanda appare decisamente debole: solo +0,6% in spesa per il commercio al dettaglio. Come per gli altri settori italiani della moda – rileva Assopellettieri – si è interrotto il vigoroso rimbalzo post-pandemia.

C. B.