CARLO BARONI
Cronaca

La moda resta in forte affanno. Soffrono abbigliamento e scarpe: "Consumi in rallentamento"

E’ quanto emerge dall’analisi del Research Department di Intesa Sanpaolo sulla nostra zona. Il 2024 è stato un anno molto complesso per i distretti legati in particolare al mondo del lusso.

Una lavoratrice del settore tessile

Una lavoratrice del settore tessile

Il settore moda resta in affanno. Affaticato da cause multifattoriali, a partire dai conflitti in corso, dall’incubo dei dazi di Trump (il mercato americano rappresenta il primo sbocco commerciale per i distretti toscani, a partire da quelli vocati alla moda) da cambiamenti delle abitudini.

Le difficoltà sono certificate dai numeri come emerge dall’analisi del Research Department di Intesa Sanpaolo che ha tirato le somme di un 2024 che è stato caratterizzato dal segno meno. Una crisi che è tutt’ora in atto. Le prospettive per l’anno in corso – da quanto emerge – restano condizionate dall’elevata incertezza, dalla debolezza degli scambi mondiali e dalle politiche protezionistiche che rallentano ulteriormente le interazioni internazionali. E’ in questo quadro che alcuni distretti, in particolare quelli legati al lusso, hanno subito un calo a causa della debolezza della domanda penalizzata dalle spinte inflazionistiche che hanno eroso potere di acquisto delle famiglie europee e dal rallentamento dei consumi cinesi. Tra i singoli distretti si osserva un calo delle esportazioni più rilevante per la pelletteria e calzature (-21,0%) e per l’abbigliamento di Empoli (-11,8%), così come per la concia e le calzature di Santa Croce. L’area pelle – che qui conta 450 aziende che valgono 6mila posti di lavoro e un giro d’affari da due miliardi di euro – ha tuttavia assaporato nel primo trimestre dell’anno qualche lieve segnale di ripartenza che ancora non si è concretizzato.

Le prospettive a breve e medio termine restano ancora poco delineate e per la imprese l’attenzione resta concentrata ad individuare eventuali opportunità sui diversi scenari che caratterizzano i mercati.

Carlo Baroni