
In cammino per la libertà: "Ribelliamoci alla strage"
Si sono messe in cammino per la libertà. Libertà di non morire per un no. Libertà di essere amate e rispettate. Il gruppo è partito dallo stadio comunale Roosvelt di Castelfiorentino per marciare sull’argine dello scolmatore verso Dogana. C’erano donne ma anche uomini, studenti e pure qualche cagnolino con tanto di collare rosso, colore simbolo della lotta alla violenza di genere. Una trentina di persone guidate dal Gruppo Escursionistico Geco hanno aderito alla passeggiata di protesta.
"È il primo anno di camminata - spiega Alessio Latini, organizzatore - Dato che il problema è degli uomini, mi aspettavo di vederne di più. Siamo i primi a dover essere coinvolti in questa rivoluzione". Tra loro, Massimo Gronchi. "Da uomo e da castellano, era doveroso esserci. Non c’è alternativa, si può solo solidarizzare con certe iniziative. Il tema è sentito e trasversale. Ho un figlio di 26 anni, ho cercato di dargli i valori giusti ma la mia generazione, evidentemente, in qualcosa ha peccato. Credevo che Castelfiorentino fosse un’isola felice, immune da questo fenomeno. L’assassinio di Klodiana mi ha riportato coi piedi per terra". A guidare il gruppo c’è Patrizia Salerno del forum permanente delle donne di Certaldo e della Valdelsa. "Dopo la morte di Klodiana - spiega - un gruppo di donne di associazioni di tutta la Valdelsa ha sentito la necessità di unirsi e costituire una rete per dire basta, onorare la memoria delle vittime di femminicidio continuando a lottare, prevenire, informare. Andando oltre al 25 novembre. Dobbiamo dire agli uomini di svegliarsi".
Pochi anche i giovanissimi. Tra loro la 24enne Greta Nacci. "Di violenza parlo spesso con le mie amiche, con il mio fidanzato. Ma è stata di mio fratello, che ha solo 17 anni, l’idea di partecipare. La questione riguarda tutti, specie la mia generazione che può riuscire a cambiare qualcosa". Arel, 17 anni, racconta di esser rimasto turbato dal caso Vefa. "E’ successo per strada, all’ora di cena, mentre mia mamma stava andando a ritirare le pizze. La notizia mi ha scosso molto. Non mi riconosco nella cultura del possesso. A scuola con la prof di italiano affrontiamo l’argomento quasi tutti i giorni". Ed è un grande segno di speranza, quando il grido che si alza è proprio quello degli studenti. Sono stati loro a mettere in piedi l’iniziativa ’Se domani non torno, distruggi tutto’, manifestazione contro la violenza sulle donne ma soprattutto a favore dell’educazione socio-relazionale nelle scuole. E sono stati loro, ragazzi e ragazze a invitare i genitori a prendere parte al corteo; l’appuntamento è per mercoledì all’orario di ingresso in via Bonistallo, di fronte all’istituto Fermi. "E’ importante esserci con striscioni, cartelloni, fischietti, qualsiasi cosa possa dar voce. Oggi finisce il silenzio e inizia il rumore".