Il pranzo a casa Gambelli. Gioia e affetti familiari per il neo arcivescovo: "Paura? È umano averne"

Don Gherardo a Castelfiorentino per la prima domenica dopo la nomina "La Valdelsa? Un legame forte. Santa Verdiana è una figura che sento vicina. In un mondo di guerre le religioni hanno un ruolo determinante per la pace".

Il pranzo a casa Gambelli. Gioia e affetti familiari per il neo arcivescovo: "Paura? È umano averne"

Il pranzo a casa Gambelli. Gioia e affetti familiari per il neo arcivescovo: "Paura? È umano averne"

C’è la corrispondenza da controllare, una pila di lettere da aprire. Ma prima, il caffè. E’ stata una domenica dedicata agli affetti, quella che ieri don Gherardo Gambelli ha trascorso in famiglia. Il parroco originario di Castelfiorentino (e cappellano di Sollicciano), eletto arcivescovo di Firenze da pochi giorni, ha mantenuto la promessa e come da tradizione si è unito al pranzo con i genitori, i nipoti, la cognata e il fratello. In tavola piatti semplici anche se la domenica è più speciale di sempre, la prima da vescovo: pasta con panna, piselli e prosciutto cotto e una bistecca.

"C’è la gioia di rincontrarsi, ma anche tanto fa fare. Bisogna organizzare i preparartivi per l’Ordinazione. E poi sono sempre parroco alla Madonna della Tosse. Vorrei avere il tempo di salutare le persone, preparare un discorso alla città". Don Gambelli parla a cuore aperto. "Se ho paura? E’ umano averne, la missione che mi aspetta è talmente grande che chiunque si troverebbe in difficoltà, ma sento molto la vicinanza degli amici preti, la gioia dei laici, delle parrocchie che mi sostengono. Le ansie bisogna gestirle guardando al Signore. E’ lui che ci ha chiamato e che ci darà la forza". C’è un via vai di amici e parenti in casa Gambelli. Si parla, ci si congratula, ci si confronta.

"Il vescovo è chiamato a essere garante dell’unità - commenta don Gherardo pensando alle sfide future - Ho buone relazioni con l’imam, il rabbino e alcuni pastori delle chiese cristiane di Firenze. Il desiderio sarebbe cercare di approfondirle queste amicizie, dialogare e riflettere insieme. In un mondo di guerre e divisioni, le religioni hanno un ruolo determinante per la pace. La pace si costruisce così, in maniera artigianale". Il legame con la Valdelsa, per l’arcivescovo, è viscerale. "Santa Verdiana è una figura che sento vicina. Poi c’è Romanello Cantini (giornalista di Gambassi Terme, tra i fondatori di ‘Toscana Oggi’, scomparso nel 2022, ndr). Aveva il dono di saper spiegare le cose in maniera lucida, sintetica, comprensibile. Fare buona informazione aiuta la pace".

Tra le priorità in vista del 24 giugno, salutare i detenuti di Sollicciano perché "da vescovo sarà difficile entrare in carcere, ho a cuore questa realtà e vorrei congedarmi come si deve - continua don Gherardo - Si fa tanto per accompagnarli i carcerati, ma dopo? Secondo le stime le recidive dei reati superano il 75%, è importante cercare di aiutare chi spera in una seconda possibilità. Lo si fa stabilendo relazioni non giudicanti: solo l’amicizia evangelizza. In fondo, la persona è più grande dei reati che può aver commesso e la fede ha un grande importanza nel cammino di rieducazione".

Dell’esperienza come missionario in Ciad, il ricordo è più vivido che mai. "In Africa ho capito il significato di resilienza. Seppur in povertà le persone sorridono, sanno sempre trovare la speranza, la forza di rialzarsi. Senza idealizzare la miseria, ma bisogna ricordarsi che la felicità è fatta davvero di poche, piccole cose".