"Ha investito una donna incinta. Suo figlio ha bisogno di soldi..."

La telefonata al padre per annunciare il coinvolgimento in un incidente costato la vita a una giovane. La testimonianza-choc: "Mi si è gelato il sangue nelle vene, ho pensato che fossero davvero i carabinieri".

"Ha investito una donna incinta. Suo figlio ha bisogno di soldi..."

"Ha investito una donna incinta. Suo figlio ha bisogno di soldi..."

"Ha investito una donna incinta che stava attraversando sulle strisce. Suo figlio è nei guai. Ha bisogno del suo aiuto". È la voce di un uomo che si qualifica come carabiniere e che, a suo dire, starebbe chiamando per fare da intermediario con l’avvocato di cui il giovane automobilista ha "urgentemente bisogno". Dall’altra parte del telefono c’è un padre di Empoli che, in pochi secondi, si vede crollare il mondo addosso. All’inizio oppone “resistenza“, o almeno ci prova nonostante il piglio sicuro e convincente di chi lo ha contattato al numero fisso di casa. Bersaglia il fantomatico militare di domande per capire, ma alla fine la mente – anzi, la logica – cede alla paura. "No, non ci credo", sussurra. "Mi dispiace, ma questo è quanto e non c’è davvero tempo da perdere. Suo figlio è sotto choc e questi sono momenti decisivi per definire la sua posizione che appare piuttosto complicata".

Un colpo al cuore, il genitore si sente gelare il sangue nelle vene. Ogni ragionamento all’improvviso sembra non reggere più davanti alla drammaticità del quadro. Il carabiniere – che poi si rivelerà, ovviamente, finto – saluta il malcapitato raccomandandogli di rimanere in attesa perché di lì a poco lo cercherà il legale. "Mi si è spento il cervello, ero confuso, assolutamente fuori di me e convinto che quella sciagura fosse capitata davvero – racconta il nostro lettore, empolese doc molto conosciuto in città (che ci ha chiesto però di denunciare in forma anonima, ndr) –. Mi sono voltato per guardare mia moglie e trovare la forza di spiegarle, ma lei era al cellulare... con nostro figlio! Quindi ha iniziato a urlare, dicendomi che lui stava bene, che non c’era stato nessun incidente e che qualcuno stava tentando di truffarci".

Giusto il tempo di tornare a respirare, piangendo per la gioia. Il telefono suona di nuovo: ecco il (falso) avvocato pronto a chiedere soldi per "salvare" il figlio. "Quando gli ho detto che avevamo capito tutto e che li avrei denunciati alle forze dell’ordine – racconta la vittima del raggiro –. Il tizio ha riagganciato. È stato terribile, ho vissuto un incubo. Adesso, a mente fredda, non riesco a darmi pace: come posso aver creduto a questi criminali? È tanto facile cadere in una trappola così assurda?". L’epilogo poi con la denuncia ai carabinieri, quelli veri.

elisa capobianco