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Eredità al Comune: due anni di discussioni

Domani il consiglio discuterà il destino del milione di euro lasciato da un’anziana. Ma interviene la famiglia: «Non si aggirino le sue volontà»

L’anziana è scomparsa nel 2016: da due anni vanno avanti gli incontri fra Comune e parenti

Empoli, 3 novembre 2019 - Due anni. Da tanto stanno andando avanti le discussioni fra il Comune e la famiglia di Rina Nuti, l’anziana empolese che ha nominato l’ente come suo erede universale in cambio della costruzione di un canile e un gattile. Un’eredità da un milione di euro su cui era stato steso dal Comune un velo di piombo e che alla fine, a causa dell’obbligo di legge di comunicare i punti dell’ordine del giorno del consiglio comunale, La Nazione ha fatto emergere rivelando che di questo si parlerà nell’assemblea cittadina di lunedì.

Ma perché tutta questa riservatezza? Perché il caso è molto meno semplice di quanto sembra. E se infatti il sindaco Barnini si trincera dietro il silenzio istituzionale («sarebbe scorretto parlarne prima di lunedì»), è la famiglia della donna a rivelare il livello (alto) di ebollizione della vicenda. A parlare è Guido Bertini, un bisnipote, che cercherà di presenziare al consiglio comunale di domani. Diretto interessato della vicenda, e professionista benestante, che ne sta facendo una questione di giusto principio. Anche perché quella somma, nel caso in cui il Comune non rispettasse le ultime volontà della donna, non andrebbe a lui, ma solo una parte, divisa con la chiesa di Marcignana e altri familiari. Le parole sono chiare. E pesano come pietre: «Non vorrei che si stesse cercando di fare delle furbate. Le disposizioni di mia zia sono ben chiare e mi sembra che si pensi di aggirare le sue ultime volontà pensando a manutenzioni di cose esistenti o cose simili». E ancora: «E’ oggettivo il mio interesse nella vicenda – spiega l’uomo – ma lo è altrettanto la volontà espressa da mia zia, che scinde il proprio testamento in due strade ben distinte. La zia rappresenta sicuramente la cittadina modello che ogni Comune vorrebbe avere, ma qualcuno si sta dimenticando, o si vuole dimenticare, della sua lucidità nel delineare un’alternativa chiara, nel caso in cui il Comune non avesse potuto assolvere ai propri doveri ». Negli incontri fra il Comune e la famiglia, peraltro, è stata tirata fuori, onestamente a sproposito, anche la Corte dei Conti, che vigila sulla regolarità delle spese di un ente pubblico. Sarebbe dunque la magistratura contabile a obbligare il Comune ad accettare il testimone? Una ricostruzione abbastanza singolare del codice, una forzatura. «Qui – aggiunge ancora Bertini – non si tratta di Corte dei Conti, di articoli e codici che obbligherebbero un’Istituzione pubblica ad accettare (come mi è stato detto). Qui si tratta di onestà, di verità, di avere il coraggio di leggere le parole per quelle che sono... Scritte da un’anziana di 71 anni che aveva ben delineato un piano A e un piano B dopo la sua morte». Il problema è che il piano A, la costruzione di un canile e di un gattile, pare irrealizzabile dal momento che il Comune ha già costruito un canile, fra il 2004 e il 2007 (costo, un milione di euro), mentre il testamento è datato 2003, quando quelle strutture non c’erano. Oggi invece sì. Quindi? Se ne fanno due? Empoli ne ha bisogno? O Empoli ha bisogno ’solo’ del milione di euro (fra contanti e immobili) della donna scomparsa? La situazione è ingarbugliata, anche se le ultime volontà della donna, scomparsa nel dicembre del 2016, sono di estrema chiarezza. La speranza è che la politica abbia gli strumenti adeguati per districare una materia che, però, politica non è. E quando si fa un mestiere che non è il proprio si rischia solo di fare danni.

Gigi Paoli © Riproduzione riservata