
Tribunale
Empoli, 18 marzo 2016 - Condannato a un anno e due mesi per falsità ideologica in atti pubblici e dichiarato prescritto (quindi non assolto) nell’ambito di un’inchiesta sull’urbanistica a Barberino di Mugello, Comune per il quale ha prestato servizio come responsabile del Settore gestione territorio dal 2001 al 2009. Una doccia fredda per il nuovo dirigente del settore Lavori pubblici e patrimonio del Comune, l’architetto Paolo Pinarelli, subentrato lo scorso 15 febbraio a Marco Carletti.
«Prendo atto con stupore e rammarico di una condanna che non mi aspettavo», spiega lo stesso Pinarelli. Insieme ad altri imputati, era accusato anche di corruzione, ma in questo caso il giudice ha ritenuto di «non dover procedere perché il reato è estinto per intervenuta prescrizione». Pinarelli risulta condannato per il fatto che nella variante urbanistica contestata non era riportata nella cartografia una strada, che in realtà esisteva. Un errore dell’ufficio tecnico, un documento firmato dal responsabile Pinarelli che, una volta emersa l’inesattezza, fu corretto in fase di redazione del nuovo regolamento urbanistico.
«Il riferimento – spiega l’architetto – risale a un atto adottato nel 2008 dal Comune di Barberino. Nella sentenza si parla di falso ideologico a proposito di un errore pubblicamente riconosciuto e al quale è stato posto rimedio a cura del mio stesso ufficio. Nessun elemento emerso dal dibattimento indica che l’errore sia stato compiuto consapevolmente e quindi manca la dimostrazione del dolo necessaria affinché l’errore possa assumere la consistenza di un reato. Proprio per questo il gup aveva ritenuto, nel 2013, di assolvermi perché il fatto non sussiste». Assoluzione che però la Cassazione aveva annullato, disponendo una nuova udienza preliminare al termine della quale Pinarelli era stato rinviato a giudizio assieme ad altre sette persone.
«Va ricordato – aggiunge ancora Pinarelli – che l’errore per il quale sono stato condannato non ha prodotto alcun vantaggio alla parte privata». Per quanto attiene alla deontologia professionale l’architetto ritiene «di non aver mai leso gli interessi dei cittadini di Barberino di Mugello, né di aver violato quei principi etici ai quali mi attengo fin dagli inizi del mio percorso professionale. Anche per questo, ho proseguito nel mio lavoro anche dopo i fatti contestatimi contando nella possibilità di difendermi e di rivendicare la correttezza del mio operato. Possibilità che, auspico, mi verrà data in sede di appello». Pinarelli, dunque, resta al suo posto e fa sapere che al momento del concorso pubblico del 2011 (in cui arrivò 2° dietro Carletti) aveva «dato formale notizia del procedimento in corso». L’architetto proseguirà regolarmente il suo operato a Empoli in quanto, secondo il Comune, il reato contestato non comporta incompatibilità col suo incarico. Nessun commento, tuttavia, sulle altre imputazioni per le quali Pinarelli non è stato assolto ma dichiarato prescritto. Ma questa è un’altra storia.