
Aziende sulle barricate: "Più impegno sostenibile. Ma la carne sintetica può essere una minaccia"
In principio fu la Coldiretti a dire "no" alla carne coltivata in laboratorio. Poi, appoggiando l’associazione, la giunta di Montespertoli, paese icona nazionale dell’agricoltura dal vero sapore tradizionale. Poi ancora, l’appoggio è stato ribadito dal sindaco Alessio Mugnaini che – particolare di assoluto rilievo – è delegato per l’agricoltura dell’Unione. C’è stata la protesta dell’allevatore Roberto Romagnoli (sostenitore del no alla carne in laboratorio) e arriva l’ulteriore sostegno, dall’associazione Produttori Colline Toscane basata proprio a Montespertoli. Coro di no.
"Romagnoli, - rileva l’associazione presieduta da Diego Tomasulo (nella foto in alto) - con la sua profonda conoscenza della filiera agricola, evidenzia come l’avanzata della carne sintetica potrebbe non solo minacciare la sopravvivenza di numerose attività locali, ma anche erodere un patrimonio di conoscenza e tradizione che ha definito la regione per generazioni. Se prende campo la carne sintetica chiuderanno molte aziende. E oltre a questo, perdiamo una tradizione secolare, sottolinea Romagnoli, esprimendo una preoccupazione condivisa da molti nel settore. La voce di Romagnoli si alza quindi come un appello alla coesione e alla consapevolezza, sottolineando l’importanza di preservare un modo di vivere che vede nell’agricoltura non solo un’attività economica, ma un patrimonio di sapere, di relazioni e di paesaggi. La sua lotta è un invito a considerare il futuro dell’agricoltura non in termini di rendimento produttivo, ma di sostenibilità autentica, di biodiversità e di benessere comunitario".
Lo sguardo dunque è di ampia portata. "Il dibattito sulla carne coltivata, quindi, - riprende l’associazione - si apre su una questione più vasta che riguarda il futuro dell’agricoltura toscana e il mantenimento di un equilibrio tra innovazione e tradizione. La visione di Romagnoli è chiara: la difesa delle pratiche agricole tradizionali non è solo una questione di preservare un modello economico, ma di mantenere viva l’anima della Toscana, con i suoi sapori, i suoi paesaggi e la sua cultura. Come associazione, celebriamo la determinazione di Romagnoli e riconosciamo nel suo impegno un modello di integrità e di passione. La sua storia è un chiaro esempio di come, anche nell’era della globalizzazione e dell’innovazione tecnologica, sia possibile e fondamentale mantenere viva la fiamma delle tradizioni che hanno plasmato la nostra identità. Attraverso il dialogo e la collaborazione, possiamo trovare vie per innovare rispettando le tradizioni che hanno nutrito questa terra per secoli". In sintesi, "un promemoria potente del valore insostituibile delle nostre pratiche agricole tradizionali e del ruolo che tutti noi abbiamo nel preservarle per le generazioni future".
Tomasulo sottolinea poi come "l’associazione Produttori Colline Toscane si batte per promuovere un modello che riduce gli acquisti che provengono dagli allevamenti intensivi e sostiene i piccoli produttori; il segreto sta nella vecchia teoria della buona massaia: mangiare meno, mangiare meglio, sprecare niente".
Andrea Ciappi