
Ansia per il maltempo "Grandine a maggio I nostri vigneti sono a rischio"
di Francesca Cavini
Chissà per quanto tempo ancora una grandinata a metà maggio continuerà a essere considerata un evento atmosferico insolito. Forse non tanto. E sì, perché dopo le gelate fuori stagione che hanno iniziato a diventare ’regolari’ , anche la grandine sembra avviata a diventare ’normale’ lontano dall’estate. Con quello che ne consegue in termini di difficoltà urbane e danni alle coltivazioni in campagna. La grandinata del 12 maggio scorso che ha devastato Firenze non ha risparmiato nemmeno i territori della provincia fiorentina, compreso, fra gli altri, quello montespertolese. In particolare, a essere colpita è stata l’area di Ortimino, dove si trovano preziosi vigneti di produzione del Chianti. "Sì, Ortimino ha risentito della grandine – commenta il presidente della Cantina sociale Valvirginio, Ritano Baragli – ma non è stata l’unico. Ci sono stati danni anche in altre zone. Quantificarli, al momento, è impossibile, ma so di soci che si erano previdentemente assicurati e stanno già preparando le pratiche per recuperare le perdite". Se al momento è impossibile stimarne la portata in termini di produzione, si può azzardare una valutazione sulla quantità del danno?
"C’è chi ha avuto danneggiate fino al 50 per cento delle piante – riprende il presidente Baragli – ma è davvero troppo presto per ipotizzare il riflesso che tutto questo avrà sulla produzione. In alcuni punti è venuta grandine grossa, in altri era fine e mischiata ad acqua. E il meteo non lascia tranquilli: si dice che pioverà tutta la settimana e forse potrebbero verificarsi altri problemi. Una preoccupazione che si aggiunge al problema di prezzi".
In che senso? "Nel senso che c’è un calo dei consumi e il vino sfuso ne risente". Ma le esportazioni, che sono la voce forte delle vendite, non erano andate bene l’anno scorso? "Le esportazioni nel 2022 – aggiunge Ritano Baragli – sono andate bene ed è andata bene anche ai produttori, perché i prezzi dello sfuso erano elevati, ma quest’anno la situazione è diversa. Il 1 marzo è iniziata la commercializzazione della vendemmia 2022 – continua il presidente della Cantina Valvirginio – che risente di tutti gli aumenti che hanno caratterizzato in negativo il costo del vetro, che da gennaio 2023 è aumentato di un altro 20 per cento, del cartone, dei sugheri. I costi sono tutti aumentati e l’unica cosa che sta diminuendo è il prezzo del vino, perché c’è un calo dei consumi dovuto alla povertà crescente del consumatore medio".
"In Toscana – riprende il presidente Baragli – il vino più importante è il Chianti con 700mila ettolitri di produzione e 90 milioni di bottiglie. Ma quando dello stesso ettolitro di vino quest’anno spunti un prezzo che è inferiore del 30 per cento rispetto all’anno scorso che fai? La Gdo ha le sue ragioni, il commerciante anche e l’imbottigliatore pure e il produttore di vino resta in fondo e paga per tutti. L’aumento dei costi delle materie prime ha cambiato le carte in tavola".