L’Anpi e il futuro: "Parliamo ai giovani dei valori partigiani. La scuola? Fa poco..."

Il punto di vista del presidente della sezione empolese Franchini. "Ora che le figure storiche della Resistenza non ci sono più continuiamo nel loro solco avendo come bussola la Costituzione"

Empoli (Firenze), 26 aprile 2024 – “Oggi è il mio compleanno. L’anniversario di un uomo libero. Così mi definisco. Perché se fossi nato 79 anni fa, il 26 aprile sarebbe stato il primo giorno dell’Italia libera dal nazifascismo". Un destino scritto fin dalla nascita quello di Roberto Franchini, 42 anni, presidente dell’Anpi Empoli dal 2016 dopo aver ricevuto il testimone da Gianfranco Carboncini. Nessun partigiano in famiglia, ma i valori dell’associazione li ha sempre avuti dentro. "La maggior parte di noi, quelli della nuova generazione – ricorda Franchini – si è iscritta all’Anpi nel 2006, quando l’associazione decise di aprire il tesseramento anche a chi non aveva partecipato alla Resistenza. Fin da subito ci ponemmo l’obiettivo di organizzare iniziative che riuscissero ad avvicinare la cittadinanza ai valori dell’Anpi e della Costituzione. I vecchi partigiani che partecipavano alle commemorazioni ci chiamavano affettuosamente i ’festaioli’, perché organizzavamo conviviali con musica, ma ci dettero subito fiducia e la possibilità di lavorare con loro. “Adesso tocca voi“, ci dicevano".

Adesso che le figure storiche del territorio non ci sono più come si riesce a tenere vivi i valori della Resistenza?

"Il prossimo anno festeggeremo gli 80 anni della Liberazione. Siamo in un passaggio epocale in cui non è semplice sostituire certe figure né prendere decisioni dall’alto di una statura che a loro era riconosciuta. È un’eredità pesante. Ma c’è una Carta che ci ha guidato fino ad oggi e ha fatto crescere questo Paese: è la Costituzione. Quella è la nostra bussola".

Ritiene che per raggiungere le nuove generazione sia necessario utilizzare un linguaggio diverso?

"L’Anpi da questo punto di vista non è rimasta indietro: siamo su tutte le piattaforme social e utilizziamo tutti i nuovi canali di comunicazione. Potrebbe sembrare un’associazione dall’impostazione novecentesca perché non diamo risposte immediate. Siamo lenti perché su un determinato tema usciamo solo dopo un’attenza riflessione collegiale. Tutte le volte che ci esponiamo lo facciamo dopo una riunione di sezione. Le nostre prese di posizioni non sono mai attacchi alle persone. Non siamo divisi".

Allora perché per ogni 25 aprile ci sono polemiche?

"Per becero opportunismo. È una festa che è stata sempre strumentalizzata. Chi giura sulla Costituzione abbraccia tutto quello che lì dentro è riportato, compreso il passaggio in cui è vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista. Insomma, l’Italia è antifascista. Tante volte manca il coraggio di dire come stanno le cose".

Quanti iscritti conta la sezione empolese dell’Anpi?

"I tesserati al momento sono 220, il più giovane è nato nel 2005 il meno giovane nel 1944. Ma siamo in aumento. Lo riscontriamo dalla partecipazione alle iniziative. Il pranzo partigiano quest’anno ha messo a tavola 270 persone. Coloro che si riconoscono nei valori antifascisti sono tanti. Al comune di Empoli, che ha quasi 50mila abitanti, è stata consegnata la Medaglia d’Oro al Merito Civile. Ma chi si iscrive all’associazione fa un passo ulteriore: quella dell’Anpi non è una tessera come le altre".

I giovani sono interessati alla storia e a conoscere chi ha contribuito a farla?

"Sono certamente più sensibili quei giovani che in famiglia hanno avuto parenti che hanno vissuto in prima persona certi fatti e hanno ascoltato le loro storie. La massa critica però la dovrebbe muovere la scuola".

Secondo lei la scuola fa abbastanza?

"No. Bisognerebbe tornare a un metodo di studio più classico. Le scuole ormai vengono gestite come fossero aziende: contano i bilanci, i numerosi progetti da attivare, che sono spesso utili a intercettare contributi. Quel professore che riesce in quinta ad affrontare nel programma la storia italiana del Novecento è considerato un eroe".

L’Anpi nelle scuole come entra e cosa propone?

"Ovviamente non possiamo raccontare di aver fatto la Resistenza. Non siamo all’altezza di quelle figure che hanno lasciato tutto e sono andate a combattere per difendere la Patria. E onestamente non so se avrei avuto il coraggio di fare quello che hanno fatto loro. Però ci sentiamo in dovere di proiettare i valori partigiani nel futuro".

In quale modo?

"Provando a veicolarli con metodi nuovi. Oltre a partecipare al progetto Investire in Democrazia, coinvolgiamo i ragazzi rendendoli protagonisti di video e ideatori di storie e situazioni utilizzando i mattoncini Lego. Con dei kit Lego history personalizzati abbiamo per esempio riprodotto i fatti accaduti in piazza XXIV Luglio a Empoli. Poi, ognuno, con i mattoncini può creare altre diverse situazioni storiche. I laboratori sono intergenerazionali da calibrare a secondo dell’età degli studenti. È un modo diverso e stimolante per raccontare la storia".

Storia che ieri è stata ricordata e commemorata con una lunga ed emozionante cerimonia per le vie cittadine, seguita da decine di cittadine e cittadini. Le celebrazioni per la 79ª Festa della Liberazione nazionale a Empoli hanno avuto inizio con la messa celebrata nella Collegiata di Sant’Andrea. Il tradizionale corteo si è diretto in piazza XXIV Luglio dove è stata deposta una corona di alloro al monumento ai 29 empolesi fucilati dai nazifascisti in quel luogo. Lì la sindaca, Brenda Barnini, ha letto il monologo dello scrittore Antonio Scurati. Successivamente la cerimonia è proseguita nella frazione di Santa Maria con la deposizione di una corona al monumento in memoria dei due partigiani, Rina Chiarini e Remo Scappini. Ultima tappa nella frazione di Fontanella al Cippo Ricordo lungo la via Senese Romana.