Caldaie a gas vietate dal 2029? Ecco quanto costa cambiare

Gli installatori professionisti di Cna: "L’85% delle case è riscaldato a metano. Serviranno tempi più lunghi. Fotovoltaico e pompe di calore validi sostituti"

La sostituzione di una caldaia

La sostituzione di una caldaia

Firenze, 6 marzo 2023 – Non ci sono le auto a benzina nel mirino dell’Unione Europea, che intende mettere gradualmente all’indice anche le caldaie a gas, cominciando dal loro declassamento a partire dal 2025, fino allo stop a qualsiasi tipo di incentivo e al divieto di venderle dal 2029. A definire questi passaggi non è ancora una legge, ma un testo che rientra nel RepowerEu della Commissione europea, il piano per rendere i paesi Ue indipendenti dai combustibili fossili provenienti dalla Russia entro il 2027 (o possibilmente) anche prima. Contestualmente all’abbandono delle caldaie a gas, il piano prevede il raddoppio della diffusione di pompe di calore (10 milioni da installare nei prossimi cinque anni e 30 milioni entro il 2030) e un’accelerazione nella distribuzione del gas rinnovabile. Peccato però che sul nostro territorio circa l’85% delle abitazioni sia riscaldata proprio con impianto a gas: in pratica, oltre 8 famiglie su 10 dovrebbero, entro sei anni, mettersi in regola. Ma ci sono le condizioni per farlo? Lo abbiamo chiesto a Paolo Pagliarani, presidente degli Installatori termoidraulici di CNA Firenze.

“Irrealistico e comunque altamente improbabile – risponde – che ci siano le condizioni per abbandonare le caldaie a gas entro il 2029. Basti pensare al fatto che da quasi dieci anni in Italia esiste l’obbligo di installare le caldaie a condensazione e il divieto di vendere le caldaie tradizionali, a tiraggio naturale. Nel listino 2022 venivano ancora proposte – e quindi prodotte e vendute – le caldaie tradizionali". "Perciò, se ancora non siamo stati in grado di eliminare queste caldaie, non penso che entro i prossimi sei-sette anni si arrivi al divieto prospettato".

D’atro canto, se sul mercato esistono già caldaie alternative, quali quelle a idrogeno, ci sono ostacoli infrastrutturali e burocratici che non ne consentono la diffusione. "Manca la rete di distribuzione dell’idrogeno, non c’è una norma di riferimento che dica come debbano essere fatti gli impianti interni", dice il presidente. Permangono anche le difficoltà sul fotovoltaico, in quanto, fa presente, "nonostante le aperture dei sindaci toscani, ci si continua a scontrare con la realtà dei tecnici".

Difficoltà ci sono all’atto pratico anche nel caso delle pompe di calore che nei centri storici, dove le terrazze non ci sono quasi mai, non possono essere installate e la cui resa dipende da come sono fatti gli impianti interni. "Anzi, a questo proposito – suggerisce l’esperto – mi sento di consigliare a chi ha un po’ di soldi da parte di investirli nel rifare tutti gli impianti. Per un appartamento di 80 metri quadrati servono dagli 8 ai 12mila euro. E’ un passo importante verso l’efficientamento energetico".

Monica Pieraccini