E' precipitato per un selfie il ragazzo morto a 20 anni. Era una promessa del calcio

Non ce l’ha fatta Roberto Frezza, studente di San Piero a Sieve (Firenze). Gli inquirenti: l’ipotesi della bravata social è la più credibile

Roberto Frezza

Roberto Frezza

Firenze, 24 gennaio 2022 -  Un blitz notturno nel liceo che aveva frequentato, una bravata da registrare con un video, un selfie, una storia da condividere sui social e pure raccontare. Anche se tutto questo, giurano gli amici, non era esattamente Roberto Frezza, ventenne di San Piero a Sieve (Firenze) innamorato del calcio e della Fiorentina, che in una fredda notte di gennaio ha messo un piede nel vuoto ed è caduto giù.

Un giorno a lottare nella partita più dura, una rimonta che a lui, centrocampista che non s’arrendeva mai, sarebbe pure riuscita. Ma stavolta l’avversario si è dimostrato imbattibile, nonostante tutti i tentativi fatti dall’equipe medica di Careggi, dove era arrivato in condizioni disperate. I suoi organi, come aveva deciso, continueranno a vivere. Restano tanti punti interrogativi, intorno a quell’incursione notturna - erano le 4 di sabato mattina - nella scuola “Gobetti Volta“ di Bagno a Ripoli, a pochi chilometri da Firenze, l’istituto che Roberto, facendo il pendolare dal Mugello, aveva frequentato prima di iscriversi alla facoltà di ingegneria. Un buio che pare proprio quello che deve averlo tradito, dopo aver scalato l’edificio e raggiunto la sommità del plesso con il compagno d’avventura.  

Qui, ipotizzano i carabinieri, Roberto e l’amico si sarebbe scattati le prime foto o comunque avrebbero usato un telefonino che è stato poi recuperato proprio lassù. Frezza, scendendo, avrebbe trovato il vuoto. Un volo di diversi metri. Roberto ha perso subito conoscenza. Il pubblico ministero Massimo Bonfiglio della procura di Firenze aprirà un fascicolo, senza indagati, in cui si ipotizza l’omicidio colposo. L’amico, A.L., coetaneo, è un testimone che è già stato ascoltato dai carabinieri e che nelle prossime ore potrebbe dover essere sentito nuovamente. "Mi ha detto vieni, si va a vedere la scuola dove ho studiato", racconta. Per entrare hanno scavalcato il cancello.

L’ipotesi della bravata “social“ è la più credibile, oltre che la più probabile. D’altronde, è lo stesso A.L. ad ammettere di aver fatto un breve filmato mentre si trovavano lassù. Di sicuro, non volevano rubare: nessun segno di effrazione è stato trovato sulle porte dell’immobile e sul tetto, dove erano saliti, non ci sono botole o abbaini che portano dentro. "C’è una specie di muretto da saltare per arrivare alla piattaforma calpestabile della scala in metallo, il tutto coperto da una tettoia in lamiera. Io nel buio a un certo punto non l’ho più visto, l’ho chiamato forte, più volte, sono sceso giù a rotta di collo e l’ho trovato disteso". Gli amici e il mondo del calcio sono sgomenti. I compagni della Gallianese, dove era arrivato in prestito dal Pontassieve, lo avevano visto all’allenamento proprio venerdì. «Un ragazzo d’oro", dicono in coro. Roberto era cresciuto a pane e pallone, una passione che lo aveva condizionato anche nella scelta degli studi superiori. Il “Gobetti Volta“ ha anche un indirizzo sportivo, a cui aveva avuto facilmente accesso grazie ai risultati collezionati con la maglia dell’Olimpia Firenze.