GIULIO ARONICA
Cultura e spettacoli

Yorgos Lanthimos: da Dogtooth a Povere creature, omaggio al regista greco a La Compagnia

Firenze, dopo il trionfo al botteghino e agli Oscar con "Povere creature!", La Compagnia celebra il genio del regista con una settimana di retrospettiva dedicata al suo cinema.

Emma Stone e Mark Ruffalo

Emma Stone e Mark Ruffalo

Firenze, 29 marzo 2024 - Povere creature! Geometrico e raggelante, distopico e disturbante, il cinema di Yorgos Lanthimos è la radiografia gelida del genere umano e della società, con i suoi vizi (molti) e (poche) virtù. Tra Kubrick e Aristofane, il regista greco raggiunse la notorietà con il suo terzo lungometraggio, "Dogtooth", vincitore nel 2009 a Cannes nella sezione "Un certain regard" e candidato all'Oscar come miglior film straniero: ed è proprio a partire da quel ritratto familiare algido e grottesco, fuori dalla Storia e dalla società, che il Cinema La Compagnia vuole raccontare la genesi e il successo di uno degli autori più celebrati del panorama internazionale. 

La retrospettiva - in programma dal 2 al 9 aprile - offre spunti di riflessione interessanti sulla poetica del regista, dove il femminile gioca sempre un ruolo da protagonista: se nella vicenda surreale di "Dogtooth" è il personaggio di Christina a rompere l'equilibrio familiare, stimolando il figlio ad uscire dal recinto domestico in cui l'ha confinato il padre, il cortometraggio "Nimic" (2019) - non a caso proposto da La Compagnia in un'unica visione con l'altro - è il viaggio sensoriale, potente ed evocativo, di un uomo all'interno dello sguardo di una donna. 

Fino ad arrivare agli occhi curiosi e capricciosi di Bella - una strepitosa Emma Stone, premiata con l'Oscar, il BAFTA e il Golden Globe - alpha e omega del suo recente capolavoro, "Povere creature!", vincitore del Leone d'Oro a Venezia e di quattro Premi Oscar: nella Londra vittoriana, lo scienziato Godwin (Willem Dafoe) - riferimento evidente al Frankenstein di Mary Shelley, all'anagrafe Mary Wollstonecraft Godwin - resuscita una fanciulla suicida, impiantandole il cervello del feto che portava in grembo. La giovane cresce, e desiderosa di scoprire il mondo, inizia un lungo viaggio per le capitali europee - proprio come quello dell'autrice del romanzo, che fuggì insieme all'amante Percy Bisshe Shelley - accompagnata dall'avvocato donnaiolo Duncan Wedderburn (Mark Ruffalo). 

Un po' "Alice in Wonderland" di Lewis Carroll, un po' "Candide ou l'Optimisme" di Voltaire, il film di Lanthimos è una fiaba gotica e steampunk, disincantata e liberatoria, scandita da un umorismo irriverente e radicale, che mette alla berlina uomini troppo sovente egoisti e dipendenti dal sesso; ma allo stesso tempo ne esalta la gioia e la vitalità, attraverso il corpo femminile della sua protagonista, pronta a darsi e sottrarsi senza risponderei ai pregiudizi e alle convenzioni della società. Manifesto politico e femminista, ma anche invito a riappropriarsi del coraggio di essere, non solo di esistere.