Thomas Umbaca: Caos e armonia allo Shed626 Club di Firenze

Il giovane pianista e compositore presenta il 14 aprile il primo album "Umbaka" (Ponderosa Records), uscito lo scorso 13 ottobre, portando sul palco il suo sound sperimentale che mescola classico e contemporaneo.

Thomas Umbaca

Thomas Umbaca

Firenze, 10 aprile 2024 - Andare oltre. Le convenzioni e la regola, le categorie musicali e le identità predefinite. E' la sfida artistica lanciata dal giovane pianista e compositore Thomas Umbaca, una passione nata da lontano, quando da bambino amava battere con le mani gli oggetti di casa, un presente di raffinate sperimentazioni sonore tra pianoforte e percussioni, jazz e contemporaneo: il suo tour, organizzato nell'ambito del programma "Per Chi Crea" da Ponderosa Music & Art con il sostegno di Mic e Siae, ha già toccato l'Arci Bellezza di Milano, la Casa del Jazz di Roma e il Teatro Garibaldi di Settimo Torinese, e il 14 aprile arriva finalmente allo Shed626 Club di Sesto Fiorentino, dove presenterà il suo primo album intitolato "UMBAKA" (Ponderosa Music Records).

Da dove è venuta l'ispirazione per il primo album da solista? 

"Non si tratta solo di una questione commerciale, ma è qualcosa che viene fuori da dentro, legata alla maturità e alla consapevolezza della persona. All'inizio non ne sentivo l'esigenza, progressivamente ho sentito la necessità di fissare delle note, così ho recuperato i pezzi che avevo accumulato e testato nelle esibizioni degli ultimi anni. In principio ero un po' spaventato, perché preferisco la dimensione live, è più libera e amo immaginare la musica come un'esperienza condivisa, ma credo di essere riuscito a realizzare un album vario ed eterogeneo, cresciuto nel tempo attraverso i concerti". 

La tua musica evoca un mondo interiore di luci, colori e ombre, ma fortemente connesso con l'esterno. Come nasce questo link?

"La radice viene sempre da fuori, più sono in connessione con le cose e le persone che mi circondano, più sento me stesso e il suono che produco. Le due dimensioni sono estremamente collegate, non sono un genio solitario e isolato, perché la musica appartiene già al mondo, io mi occupo di liberare questa energia preesistente".

Quali sono state le principali influenze artistiche e culturali? 

"Tutto è nato da una coincidenza. Amavo da bambino percuotere ogni oggetto di casa, così i miei genitori mi hanno iscritto alla Scuola di Musica: è stato qualcosa di naturale e istintivo, che ho sempre fatto, e continuo a fare. Le percussioni in particolare mi affascinano, sono uno strumento più pesante e grande di un sax e una tromba, e hanno una meccanica molto complessa non governabile fino in fondo. Poi ovviamente ho ascoltato di tutto, da Tigran a Jarrett, dal punk-rock all'elettronica fino al pop, non ho mai fatto particolari distinzioni, anche se mi nutro più di live, preferisco essere a contatto diretto con quello che sento, forse perché la musica me la porto già nella testa" 

A Firenze si discute molto di dare più spazio all'underground, stretto spesso tra la lirica e il commerciale. Nel corso del tour, cosa hai trovato nelle altre città?

"Qui sono stato pochissime volte, non mi sento di giudicare, ma credo che ogni città abbia la sua risposta, dipende molto dal contesto in cui si svolge il concerto. A Roma, ad esempio, alla Casa del Jazz c'era un pubblico molto specializzato e competente, ma in generale sono stato felice di vedere persone di tutte le età e provenienti da interessi musicali differenti riuscire ad entrare nella mia musica e apprezzare quello che stavo facendo". 

Quali sono i tuoi progetti futuri? 

"Ho ancora qualche data, in estate sarò in Puglia e Calabria, ma tra un concerto e l'altro, sto cercando di tirare fuori nuove idee, d'altra parte questo è un periodo propizio per cercare nuovi stimoli. Vediamo cosa uscirà fuori".