MICHELE BRANCALE
Cultura e spettacoli

Ritrovare e conoscere se stessi? Ci vuole "distacco" secondo Marco Vannini

Il nuovo libro del massimo studioso di Maestro Eckhart

Marco Vannini

Marco Vannini

Firenze, 19 novembre 2024 - Che vuol dire “conosci te stesso”? Hai detto niente tenendo conto quel pozzo di San Patrizio che siamo anche quando viaggiamo in superficie. A conoscersi davvero, ad andare in profondità, non è detto che si trovi quel bene che chiamiamo genericamente “coscienza”, in forma un po' autoassolutoria. A conoscersi bene c'è da togliere un fogliame intricato che ferma i raggi di quella luce che è l'impronta di un dono che fa guardare oltre, che tu creda o no, che propone le domande di fondo che rendono più umani. Marco Vannini (San Piero a Sieve, 1948) , si interroga su questo tema da una vita e per vita si intendono studi dedicati soprattutto alla tradizione mistica cristiana, al suo intreccio con il pensiero neoplatonico che caratterizza i grandi padri della Chiesa, compresi non pochi dei monaci che vissero nel deserto come Evagrio Pontico. Adesso è uscito Conosci te stesso e conoscerai te stesso e Dio, edito da Le Lettere, che sta suscitando grande interesse perché va incontro al superamento di quella dissociazione che priva la nostra contemporaneità di una grande fonte di pensiero. Pensate se la politica incontrasse la patristica, non limitandosi a citare, senza saperlo, qualcosa di Tommaso d'Aquino. Il nuovo volume è stato preceduto da un anno intenso di attività di Vannini. Nella quiete della Badia a Passignano, i monaci vallombrosani hanno ospitato a maggio un convegno, per l'appunto sul Conosci te stesso, che, insieme a filosofi e psicologi, ha visto presente Marco Vannini con il fisico Federico Faggin, cui si deve l’invenzione del primo microprocessore e la tecnologia che ha permesso di sviluppare i Touchpad e i Touchscreen. Singolare e particolarmente affascinante per i numerosi partecipanti è stata la consonanza tra la teoria espressa da Faggin, che si dedica ormai da anni allo studio scientifico della coscienza, e il pensiero della tradizione spirituale classica e cristiana (Plotino, Meister Eckhart), per la quale l’essenza dell’uomo è pura luce, e l’uomo stesso è parte di un infinito eterno Uno-Tutto. La più recente fisica quantistica obbliga a pensare che la coscienza non derivi dalla materia, ma preceda e informi fin da principio la materia stessa - che, peraltro, sempre secondo la fisica contemporanea, non esiste nel senso in cui per secoli la si è pensata. Si vola molto alto, certo, ma c'è proprio bisogno di “pensieri lunghi” di fronte alla logica istantanea del next. "L'uomo di oggi - spiegavano i promotori del convegno -  ha perduto l'identità che lo aveva sostenuto per secoli e non ne ha ancora trovata un'altra, per cui è smarrito in mezzo a mille proposte di vario ordine - antropologico, psicologico, religioso, e così via". Richiamato un pensiero di Nietzsche da 'La gaia scienza': “Sta venendo il tempo in cui dovremo pagare di essere stati cristiani per due millenni; perdiamo il centro di gravità che ci faceva vivere - per un certo tempo non sapremo come cavarcela. Precipitiamo rovinosamente nei valori opposti, con la stessa energia con cui siamo stati cristiani”. Mentre prendeva parte al convegno, Vannini curava La luce dell'anima (Lorenzo de' Medici Press), un'edizione degli scritti di Maestro Eckhart, domenicano contemporaneo di Dante, figura di cui è uno dei massimi esperti e di cui ha curato tutte le opere. Proprio tornando recentemente, in un'intervista, su questo lavorìo che diventa deposito di termini, concetti, insegnamenti, Vannini ha illuminato bene cosa si intende per “distacco”: non è il disprezzo della vita, né la solitudine appartata contro il mondo, “non significa affatto inazione, rinuncia alla vita attiva. Significa essere distaccati nell’azione, ovvero privi di pretese di merito. In questo senso il distacco è stretto parente della umiltà”. Ma questa strada è tanto più necessaria per seguire Gesù e riscoprire dentro di sé quell'uomo interiore che è abitato da Dio, oltre il fogliame fitto delle pretese di merito e del lamento, oltre la giungla dei desideri che possono rendere, come ha osservato il teologo ortodosso Pavel Evdokimov, una passione inutile. Ma chi percorre questa strada, sta paradossalmente, ma non troppo, ancora di più con i piedi per terra (il sacramento, l'eucaristia, “è preparata per i poveri”). L'insegnamento di Agostino ripreso da Eckhart rivela che se anche l'uomo possedesse il mondo intero “dovrebbe comunque sentirsi povero, tendendo sempre la mano di fronte alla porta del nostro Dio e Signore”. Un saggio ripeteva: “Io non condanno quelli che indossano quei vestiti o mangiano bene. Se hanno l'amore io non mi considero più grande se conduco una vita dura” oppure se digiuno e prego compiendo grandi opere ma stando sempre nella solitudine senza migliorare condotta di vita, anzi inquietandosi e stando arrabbiati. Meglio “fare attenzione a cosa c'è di più debole nella propria vita per rivolgere il proprio zelo e riuscire vincitori là”. Giovedì 21 novembre, Vannini interverrà su "Meister Eckhart: dal silenzio alla parola" a Napoli. Il 12 dicembre prenderà parte invece a un incontro nel cenacolo di Santa Croce a Firenze.