
Luca Ronconi
Gubbio, 22 febbraio 2015 - Forti i legami del regista Luca Ronconi, scomparso ieri a Milano, con Umbria e Toscana. Non a caso i funerali di Ronconi si svolgeranno il 24 febbraio in forma privata nella parrocchia di Civitella Benazzone, in provincia di Perugia, luogo in cui, spiega un comunicato del Piccolo Teatro, sono sepolte alcune delle persone che gli sono state care. A Gubbio, dove aveva la residenza e una casa di campagna a Santa Cristina e nel 2002 aveva fondato la sua scuola di regia, era considerato 'concittadino'. A Spoleto ha messo in scena per la prima volta 'l'Orlando Furioso', lo spettacolo che lo ha portato alla ribalta internazionale. Legame reso ancora più saldo dal rapporto con il Teatro Lirico Sperimentale e il Festival dei Due Mondi. Lo scorso 15 novembre invece il Comune di Prato gli aveva conferito pubblicamente la cittadinanza onoraria. Così i sindaci di questi Comuni hanno commentato la morte del regista.
IL SINDACO DI GUBBIO - "La città di Gubbio non perde solo, insieme al mondo, il più grande regista contemporaneo, uno dei nomi più celebri del teatro europeo, perde anche il suo più illustre 'concittadino', da quando aveva eletto a 'buen retiro' la sua casa di campagna eugubina a Santa Cristina, prendendo proprio la residenza nel nostro comune e dove dal 2002 aveva fondato la sua scuola di regia. Quel 'Centro teatrale', che era il suo vanto e orgoglio, con l'obiettivo di dare un contributo concreto e attivo, attraverso la formazione professionale degli attori": con queste parole il sindaco, Filippo Mario Stirati, esprime oggi il suo cordoglio per la morte di Luca Ronconi. "Ronconi - prosegue il sindaco della città umbra - con il quale avevamo subito ripreso i rapporti durante l'estate scorsa con l'idea di un nuovo progetto per Gubbio, si era innamorato della nostra città, dove aveva curato per il Teatro Stabile dell'Umbria, ben tre produzioni teatrali. I rapporti di Ronconi con Gubbio erano improntati alla massima disponibilità e amicizia, e non perdeva occasione di elogiare la nostra città e il teatro che trovava 'a misura di spettacolo'". "Aveva anche ricevuto riconoscimenti e segni di affetto - ricorda Stirati - come il 'Premio Bandierà e il Premio 'Onor d'Agobbio', accettati con grande considerazione. Ora ci adopereremo affinché la sua esperienza e la sua storia non vadano perdute. E ci onora la sue scelta di voler riposare in terra umbra".
IL SINDACO DI SPOLETO - Il sindaco di Spoleto, Fabrizio Cardarelli, ha affermato in una nota: "Con la morte di Luca Ronconi Spoleto perde una delle figure più illustri e innovative della sua storia culturale ed artistica". "Il profondo legame tra il grande regista e la città - prosegue il sindaco - nato grazie al Teatro Lirico Sperimentale, al Festival dei Due Mondi e al suo straordinario Orlando Furioso, ha vissuto, specialmente negli ultimi anni, una stagione meravigliosa caratterizzata da produzioni teatrali di grandissimo valore. Spoleto, come ricordato anche dal direttore artistico Giorgio Ferrara, continuerà, attraverso il Festival dei Due Mondi, ad onorarne la memoria e la sua strepitosa capacità interpretativa". I rappresentanti istituzionali della città di Spoleto - è detto nella nota - saranno presenti ai funerali del regista Luca Ronconi.
IL SINDACO DI PRATO - "Con la morte di Luca Ronconi Prato perde un grande maestro, un uomo che ha contribuito a far conoscere la nostra città al mondo e che ha portato il Metastasio a diventare un grande teatro". Il sindaco di Prato Matteo Biffoni e tutta la giunta esprimono il loro cordoglio per la scomparsa di Luca Ronconi, morto ieri a Milano. Una delle ultime uscite pubbliche del maestro è stata proprio a Prato, ricorda il Comune, lo scorso 15 novembre, per la cerimonia di conferimento della cittadinanza onoraria, voluta dall'Amministrazione e approvata all'unanimità dal Consiglio comunale. Un segno di ringraziamento e di "riconoscimento per l'importante attività teatrale e culturale in città e con il Teatro Metastasio, con la creazione del Laboratorio di progettazione teatrale e tutta l'intensa attività che ne è seguita, dando alla città e al suo teatro fama internazionale e prestigio, oltre alla riconoscenza di aver dedicato per Prato il suo genio, l'impegno e la grande passione". In quell'occasione Luca Ronconi, emozionato e sorpreso, rievocò gli anni '70 in cui il Laboratorio teatrale del Met mosse i primi passi, sottolineando come quello "non fu soltanto un progetto teatrale, finalizzato allo spettacolo e all'applauso, ma un processo di conoscenza". Un'esperienza che grazie a Luca Ronconi diede a Prato un ruolo guida nella scena artistica internazionale, grazie alle produzioni indimenticabili quali Orestea, Utopia, Baccanti, La Torre e Ignorabimus. Oggi e domani sul Palazzo Comunale resteranno esposte le bandiere a mezz'asta in segno di lutto per la morte di Ronconi, cittadino onorario di Prato.
L'UMBRIA PIANGE RONCONI - "Luca Ronconi amava profondamente l'Umbria. Qui ha lavorato per decenni e prodotto molte delle sue straordinarie opere teatrali. Il paesaggio della nostra terra è stato per lui una inesauribile fonte di ispirazione e ideazione. Per questo, oggi, ci sentiamo in lutto e avvertiamo forte il vuoto che egli lascia, ma allo stesso tempo proviamo un sincero senso di gratitudine per l'amore che ha avuto per la nostra Umbria". È quanto affermano la presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, e l'assessore regionale alla cultura, Fabrizio Bracco, si che si sono detti molto addolorati per la morte di Luca Ronconi, alla cui famiglia ed a tutti i suoi collaboratori esprimono il più sincero sentimento di cordoglio, a nome di tutta la Giunta regionale, "certi anche di interpretare il sentimento di dolore di tutta la comunità regionale". "Luca Ronconi - ricordano, in una nota della Regione - era da moltissimo tempo legato all'Umbria. Un legame che lo ha portato ad essere uno dei maggiori protagonisti della nascita del nostro Teatro Stabile, e prima ancora a collaborare con l'Audac, che hanno prodotto diverse opere con la sua regia, a cominciare da 'La serva amorosa' di Goldoni, che fu uno spettacolo di grandissimo successo, portato nelle più importanti piazze italiane ed in Europa". Il direttore del Teatro Stabile dell'Umbria, Franco Ruggieri, ha ricordato così Ronconi: "Sono profondamente colpito nella mente e nel cuore, ho vissuto con Ronconi un lungo tratto della mia vita teatrale e questo rapporto ha segnato fortemente la mia esistenza fin da quando dal loggione del Morlacchi rimasi folgorato da "I lunatici" di Th. Middleton e poi dallo spettacolo che lo ha consacrato, "L'Orlando furioso"". Di Ronconi il direttore del Tsu ricorda "i suoi spettacoli teatrali, anche quelli più complessi, quelli che hanno scatenato polemiche e che hanno contribuito a un profondo rinnovamento della scena italiana, del linguaggio, della scrittura, della drammaturgia, trasformando alla radice il teatro contemporaneo e formando una nuova straordinaria generazione di attori". Lo Stabile dedicherà a Ronconi le recite delle sue produzioni. Sempre la presidente della Regione, Catiuscia Marini, e l'assessore regionale alla cultura, Fabrizio Bracco hanno affermato: "In Umbria, Ronconi trascorreva lunghi periodi, rifugiandosi nella sua residenza di Santa Cristina, immersa nell'intenso verde dell'Appennino umbro. E qui ha dato nel 2002 ha dato vita al Centro Teatrale Santacristina. Uno luogo che lui stesso amava definire 'uno spazio di libertà dove è possibile lavorare a un progetto con modalità che altrove non sarebbe possibile mettere in pratica. È difficile immaginare un altro luogo come Santa Cristina: isolati, immersi nella quiete della campagna umbra - scriveva Ronconi -, qui si lavora, si dorme, si mangia e si studia tutti assieme'. E qui - ricordano ancora Marini e Bracco - non era difficile incontrare insieme agli allievi anche attori e registi di grande fama che amavano, con semplicità, trascorrere intensi momenti di condivisione dell'amore di Ronconi per questa terra". "Molto intenso e di grandissima importanza - proseguono Marini e Bracco - è stato dunque il rapporto con il teatro e la cultura in Umbria. Vogliamo ricordare, infatti, la forte collaborazione di Luca Ronconi non solo con il nostro Teatro Stabile, ma anche con il Festival dei Due Mondi di Spoleto, soprattutto in questi ultimi anni. Una attività che lo ha visto girare per i nostri piccoli e grandi teatri, un'altra delle cose che Ronconi amava particolarmente dell'Umbria". "In questo tempo - proseguono Marini e Bracco - abbiamo avuto la fortuna ed il privilegio di incontrarlo e conoscerlo. Ciò ci ha dato l'opportunità di apprezzarne ancora di più il tratto umano dell'artista. Abbiamo potuto valutare la grande forza innovativa del suo modo di fare teatro e quindi cultura. E possiamo dire che egli è stato senza dubbio tra i più grandi innovatori del teatro, avendo avuto il coraggio di reinventare il teatro ed il suo stesso linguaggio, immergendolo nella contemporaneità. Questo lo ha reso tra gli uomini di teatro più importanti in Europa tra la fine del secolo scorso ed il nuovo millennio". "Frequentandolo abbiamo anche da vicino potuto da sentire quanto con la sua opera Ronconi era capace di trasmetterci la bellezza della cultura che egli intendeva non fine a se stessa, ma anche quale mezzo per aiutare a dare al nostro Paese - concludono Marini e Bracco - l'opportunità per sperare in un futuro migliore". La presidente Marini e l'assessore Bracco, infine, hanno annunciato che nei prossimi giorni, in collaborazione con il Teatro Stabile dell'Umbria, saranno svolte in Umbria iniziative per onorare e ricordare l'opera e la memoria di Luca Ronconi. La morte di Luca Ronconi è un lutto anche dell'Umbria, regione in cui il grande regista aveva molto lavorato, e con brillanti risultati, e dove poi si era fermato per una scelta di vita, non soltanto professionale. È stato proprio con le produzioni affidate a Ronconi che ha mosso i primi passi il 'Tsu' (Teatro stabile dell'Umbria). L'esordio fu nel 1985 con 'La fidanzata povera' di Nicolaevic Ostrovskjj. La collaborazione è poi proseguita con 'La serva amorosa', spettacolo di straordinario successo che ha rivoluzionato il modo di rappresentare Carlo Goldoni in Italia. Seguì un altro impegnativo allestimento, 'Le tre sorelle', di Cechov, con Annamaria Guarnieri. Ancora Ronconi firmò la regia di 'Nella gabbia' di Henry James, spettacolo per una sola attrice e con il pubblico sul palcoscenico. L'ultima collaborazione del regista con il Tsu fu la messa in scena di un testo di Dacia Maraini, 'Memorie di una cameriera', che concluse la fortunata tournée di tre anni al Festival di Strasburgo. Nel 2002 Ronconi diede vita al Centro Teatrale Santacristina, nella campagna eugubina: un luogo dove formare giovani attori e creare produzioni, ma soprattutto sperimentare sul campo nuove forme di teatro. Secondo il regista, 'uno spazio di libertà' dove si potevano tentare progetti che altrove erano impossibili.
ANCHE FIRENZE RENDE OMAGGIO AL MAESTRO - "Fare la festa, che è il momento del trapasso, può anche essere un momento felice". È con queste parole che Luca Ronconi terminava l'intervista realizzata per il sito di Opera di Firenze parlando del suo ultimo Falstaff andato in scena nel nuovo teatro del Maggio musicale fiorentino tra novembre e dicembre scorsi. A riportarle insieme al video dell'intervista, sul proprio profilo Facebook, lo stesso teatro che dà l''addio al maestro Ronconi'. Il Maggio, si legge ancora, "lo saluta, ricordando le splendide regie di Orfeo ed Euridice, Nabucco, Trovatore e Norma dirette da Riccardo Muti, i Racconti di Hoffmann, le tre opere di Monteverdi, i Falstaff, l'intero ciclo dei Ring dirette da Zubin Mehta".
IL PRESIDENTE E L'ASSESSORE ALLA CULTURA DELLA REGIONE TOSCANA - "Cordoglio per la perdita" di Luca Ronconi è stato espresso dal presidente della Toscana Enrico Rossi, su Twitter, dove lo definisce "un grande maestro del teatro legatissimo a Prato e alla Toscana tutta". L'assessora alla cultura Sara Nocentini afferma: "Con lui perdiamo non solo un grande maestro, capace di rinnovare il linguaggio del teatro contemporaneo, ma anche un uomo fortemente legato alla Toscana, regione in cui negli anni ha dato prova di come si possa fare e condividere cultura di avanguardia lasciando un segno nelle nostre città". E ricorda in particolare il legame con Prato, che solo lo scorso novembre, in occasione della messa in scena della 'Danza macabra' di August Strindberg, gli aveva conferito la cittadinanza onoraria: "Oggi a ricordarlo, con le bandiere a lutto, è in particolare la città in cui già negli anni Settanta Ronconi seppe tradurre la sua arte in un laboratorio di innovazione e soprattutto nella realizzazione di un nuovo teatro, il Fabbricone, ricavato in un vecchio insediamento industriale. Ma è proprio questa entusiasmante pagina della sua vita che mi sembra indichi una strada per il nostro futuro, richiamando le possibilità della cultura anche nei momenti più difficili. E anche per questo come Regione Toscana nei prossimi mesi faremo in modo di ricordare la sua arte e i suoi insegnamenti".
Cordoglio per la perdita di #LucaRonconi un grande maestro del teatro legatissimo a #prato e alla #Toscana tutta @IlTirrenoPrato
— Enrico Rossi (@rossipresidente) 21 Febbraio 2015
LA VITA
La vita di Luca Ronconi - morto ieri sera al Policlinico di Milano, per complicazioni legate probabilmente al virus influenzale - può essere raccontata elencando i cento e più spettacoli, i tanti attori incontrati in palcoscenico, gli allievi che si sono abbeverati alle sue lezioni all'Accademia d'Arte Drammatica di Roma, dove lui stesso aveva studiato anni prima ed anche le schiere di appassionati della sua arte inventiva, che si fregiavano del titolo di 'ronconiani'. Dapprima e per pochi anni Ronconi si pensava attore; infatti, nato in Tunisia nel 1933, si diploma al corso di recitazione dell'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica di Roma nel 1953. Esordisce subito dopo in 'Tre quarti di luna' di Luigi Squarzina, diretto dallo stesso Squarzina e da Vittorio Gassman. In seguito recita con altri registi importanti, come Orazio Costa, Giorgio De Lullo e Michelangelo Antonioni. A trenta anni, la sua carriera sembrava avviata verso un abile mestiere sostenuto da una buona tecnica e da una gradevole presenza scenica. Ma ecco che, quasi per caso - inizia a lavorare come regista nel 1963, con la compagnia di Corrado Pani e Gianmaria Volonté, e negli anni successivi si fa notare come esponente dell'avanguardia teatrale, fino ad arrivare alla fama nel 1969 con 'l'Orlando furioso' di Ariosto, nella versione di Edoardo Sanguineti con scenografia di Uberto Bertacca. Nato come fatto sperimentale nella chiesa di San Nicolò al Festival di Spoleto, lo spettacolo gli regalerà fama nazionale e all'estero. Nel 1974 dirige una versione cinematografica dello stesso dramma, dove fra gli interpreti spiccano attori come Massimo Foschi e Mariangela Melato. La versione televisiva andò in onda per cinque puntate nel 1975 la domenica in prima serata: un episodio pressochè unico in cui il teatro (per giunta d'avanguardia) 'invase' la televisione. Dagli anni Settanta in poi collabora con diverse istituzioni teatrali, tra cui la Biennale di Venezia, di cui è direttore della Sezione Teatro dal 1975 al 1977. Nel biennio successivo, (1977 - 1979), fonda e dirige il Laboratorio di progettazione teatrale di Prato. Sono gli anni di spettacoli memorabili, tra cui 'Orestea' di Eschilo (1972), 'Utopia' da Aristofane (1976), 'Baccanti' di Euripide (1977), 'La torre' di von Hofmannsthal (1978). Tra gli spettacoli da segnalare negli anni Ottanta, 'Ignorabimus' di Holz (1986), 'Tre sorelle' di Cechov (1989). Al di là delle diverse scelte drammaturgiche, delle occasioni produttive, della ricerca di attori da formare e da lanciare, l'insieme di questi spettacoli si distingue anche per la ricerca o piuttosto l'invenzione di insoliti spazi teatrali: dai cavalli di lamiera che fendevano il pubblico dell'Orlando furioso, alla zattera che faceva da palcoscenico sul lago di Costanza, al labirinto costruito appositamente per 'XX' a Parigi. In seguito dirige il Teatro Stabile di Torino (dal 1989 al 1994), dove realizza tra l'altro un imponente allestimento (oltre sessanta attori) de 'Gli ultimi giorni dell'umanità' di Karl Kraus, al Lingotto (1991). Nel 1994 dirige a Salisburgo 'I giganti della montagna' di Pirandello. Diventa poi direttore artistico del Teatro di Roma (dal 1994 al 1998), dove nel 1996 dirige 'Quer pasticciaccio brutto de via Merulana' di Gadda e l'anno successivo mette in scena uno dei pochi drammi inediti della sua carriera, il 'Davila Roa' di Alessandro Baricco, che viene addirittura fischiato dal pubblico e 'I fratelli Karamazov' di Dostoevskij 1998. Nel 1999 passa al Piccolo Teatro di Milano, dove affianca il direttore Sergio Escobar nel ruolo di direttore artistico. Qui debutta con due pièces: 'La vita è sogno' di Pedro Caldern de la Barca e 'Il sogno' di August Strindberg. Al Piccolo, nel 2002 dirige un originale spettacolo, 'Infinities', tratto da un testo scientifico del cosmologo John David Barrow. Ricco e carismatico anche il capitolo delle regie liriche, per il quale ha firmato gli allestimenti soprattutto di classici italiani (Monteverdi, Bellini, Rossini). Oltre a vari lavori per la Scala, Ronconi ha partecipato più volte al Rossini Opera Festival di Pesaro - Verdi e Puccini) e a messo in scena stranieri contemporanei (per esempio 'Il caso Makropulos' di Janacek e 'Turn of the Screw' di Britten). Nel 2006 realizza cinque spettacoli collegati tra di loro per i XX Giochi olimpici invernali di Torino. Del 2007 è il progetto 'Odissea doppio ritorno', poi ha firmato le regie di La compagnia degli uomini, La modestia, Sei personaggi in cerca d'autore, Ponrografia, Danza macabra, rappresentate al festival di Spoleto. Il suo ultimo spettacolo, Lehman Trilogy, è in scena al Piccolo fino a metà marzo.