La Primavera di Firenze. Non solo Rinascimento: Risaliti lancia la sfida del contemporaneo

Cambia l’offerta nella capitale dell’arte. E i visitatori apprezzano. Il direttore del Museo Novecento presenta nuove strategie: "Una sana competizione fa bene : più qualità e meno stereotipi"

Una delle sale di Palazzo Medici Riccardi dedicate alla mostra ’L’incanto di Orfeo’

Una delle sale di Palazzo Medici Riccardi dedicate alla mostra ’L’incanto di Orfeo’

Firenze, 20 marzo 2024 – Dal mondo classico alla contemporaneità. La mostra che si apre oggi a Palazzo Medici Riccardi “L’incanto di Orfeo”, che ripercorre la storia del mito classico attraverso i secoli, assomiglia al progetto culturale che la stessa Firenze sta portando avanti negli ultimi anni. Ne è convinto Sergio Risaliti, direttore del Museo Novecento, e ideatore dell’esposizione, oltre che curatore insieme a Valentina Zucchi.

Sergio Risaliti, Firenze è da sempre capitale dell’arte. Ma come dovrebbe interpretare questo ruolo oggi?

"Credo che dietro a tutto quello che abbiamo realizzato negli ultimi dieci anni a Firenze ci sia una precisa visione di politica culturale, sul rapporto fra le arti di ogni tempo, del passato e del presente, sulla funzione dei musei, delle mostre, degli studi storico artistici e delle curatele. Questo in una città che era a compartimenti stagni, rivolta prevalentemente al passato, quanto meno diffidente verso il moderno e il contemporaneo" .

E cosa è cambiato?

"Tutto quello che abbiamo fatto è servito a rigenerare il naturale dialogo degli artisti con l’arte di ogni tempo. Del resto il Rinascimento nasce così: alla fine del Trecento inizia e si sviluppa con la rinascita di un rapporto fecondo con l’arte del passato. Ed ecco perché negli ultimi anni siamo passati con serietà, studio e pregiudicata libertà da un secolo all’altro, da una stagione all’altra, per creare rapporti e interconnessioni fra le opere di oggi e di ieri, portando qua i più grandi artisti contemporanei".

Possiamo dire che oggi Firenze è anche capitale dell’arte contemporanea?

"Assolutamente sì. E’ completamente cambiata e abbiamo raggiunto questo traguardo tutte insieme noi istituzioni culturali. L’aspetto importante è stata una sana competizione, perché si è alzata la qualità, variegata l’offerta, moltiplicato le esperienze e le differenze. Tutto questo è arricchimento, evita i “monopoli“, la rendita di posizione e non incentiva il turismo di massa con le visite lampo, ed esperienze mordi e fuggi. Tanto che parlerei di Primavera Fiorentina".

Ci spieghi meglio questo concetto di Primavera Fiorentina.

"Ai nostri concittadini e ai visitatori offriamo un calendario di visite colte e sorprendenti che da domenica prevedono la mostra di Anselm Kiefer a Palazzo Strozzi, Jannis Kounellis al Museo Novecento, dove ci sarà anche l’autoritratto di Modigliani, “Orfeo“ a Palazzo Medici Riccardi, Mimmo Jodice a Villa Bardini. E poi ancora le Murate, il Museo Bardini e tante altre realtà. Insomma, una polifonia, una sinfonia concertante dove non spicca l’assolo ma l’insieme".

Cosa manca per proseguire su questa strada?

"Se non vogliamo cadere nei “monopoli“ dovranno essere ripensate le politiche di investimento delle risorse, con una redistribuzione più equa, in linea non solo con la logica dei numeri, ma sulla base della qualità".

Ci parli della mostra “L’incanto di Orfeo“.

"Orfeo e il suo mito attraversano i secoli, per rinascere in forma nuove, in tutte le discipline artistiche. E’ uno dei miti più radicati e universali, che come ha parlato agli antichi continua commuovere anche oggi. E la mostra dà conto di ciò. Per questo andiamo da bassorilievi del I secolo d.C. a Tiziano, Parmigianino, van Honthorst, Bruegel il Vecchio, Rembrandt, Delacroix, Moreau, Redon, Feuerbach, De Chirico, Cocteau, Savinio, Melotti, Twombly e Paladino, oltre a giovani artiste quali Francesca Banchelli, Daniela De Lorenzo ed Eva Marisaldi".