Idi di marzo, la storia dell’assassinio di Giulio Cesare

Il ritrovamento di una tavola di marmo ha riaperto il dibattito sulla morte, e gli storici ancora oggi si chiedono: quale fu il vero movente dei cospiratori?

La morte di Giulio Cesare, Vincenzo Camuccini

La morte di Giulio Cesare, Vincenzo Camuccini

Firenze, 15 marzo 2023 - “Cesare, la cui grande ombra sarà il mondo intero”, scriveva Jorge Luis Borges. Senza Augusto non c'è impero, ma senza il divo Giulio non c'è Augusto. E forse non ci saremmo nemmeno noi, perlomeno così come ci conosciamo. Giulio Cesare, l'aristocratico che non poteva lasciare com'era ciò che trovava, che aveva l'urgenza di spingersi oltre, per essere il primo, per essere il solo, morì il 15 marzo del 44 a.C, il giorno delle Idi di Marzo. 

Il suo assassinio, evento cardinale nella storia della repubblica romana, è stato studiato e analizzato per secoli. La storiografia moderna sembra concordare sul fatto che i tre cesaricidi abbiano agito per impedire il disegno del generale di instaurare la monarchia a Roma attraverso la dittatura a vita, uno strumento assolutamente inedito, che minacciava di sconvolgere l'ordine istituzionale e sociale costituito. Tuttavia, il recente ritrovamento di una tavola di marmo, i Fasti di Privernum, su cui è inciso l'elenco delle liste magistratuali degli anni 45-44 a.C. in cui maturò e si realizzò la congiura, ha riaperto la discussione.

Cesare era infatti stato già nominato “dictator perpetuus”, ma egli non era un uomo solo al potere. Accanto a lui vi era Lepido magister equitum perpetuus. Questa notizia svela che l'aggettivo ‘perpetuus’ non significava "a vita", facendo cadere l'accusa mossa nei suoi confronti, quella cioè di aver voluto introdurre una monarchia di stampo ellenistico. Ma se Cesare non voleva farsi re, allora cosa cercavano di impedire Gaio Cassio, Marco e Decimo Bruto? Quale fu il vero movente dei cospiratori? Quale fu il vero ruolo di Antonio? E davvero Cicerone fu il mandante morale dell'omicidio? L’intera vicenda viene riletta attraverso un'analisi attenta e dettagliata delle fonti antiche e della storiografia moderna, da Orazio Licandro nel suo libro ‘Cesare deve morire. L’enigma delle Idi di marzo’ (Baldini+Castoldi). Interrogarsi sulle ragioni di quell’assassinio è importante: del resto l’azione militare di Cesare, dopo la conquista esemplare della Gallia, era orientata verso Oriente. Da almeno due anni (46 a.C.) aveva concepito e preparato la più gigantesca missione militare mai vista a Roma.

Cesare era dunque un autentico Romano e vedeva la soluzione alla crisi della ‘res publica’ nell'espansionismo: nuove terre, nuove ricchezze, Roma sempre più grande. La sua missione non voleva ripercorrere le orme di un idolo del passato, Alessandro Magno, ma superarle. Cesare mirava forse a conquistare un vasto impero che comprendesse tutte le terre emerse dalla Britannia all'India. Allora è lecito ipotizzare che quello che i cesaricidi temevano era che tornasse in patria in trionfo, accolto dalla folla come un nuovo sovrano di stampo ellenistico? Di certo quanto avvenuto quel 15 marzo del 44 a.C. resta uno dei più interessanti enigmi dell'antichità. Una di quelle vicende sulle quali storici e studiosi non smettono di interrogarsi.

Nasce oggi

Cesare Beccaria nato il 15 marzo 1738 a Milano. Nel celebre ‘Dei delitti e delle pene’ (1764) propugnò l’adeguamento della pena alla pericolosità sociale e l’abolizione della pena di morte. Fu nonno di Alessandro Manzoni che, si dice, incontrò solo una volta in vita sua. Ha scritto: “La sapienza delle nazioni è quasi sempre un frutto dell’infelicità loro passata”.